lunedì 26 luglio 2010

Costa Morena

Caro diario,

sono in una terra in fermento, tutto si muove. sembrerebbe che anche le pietroline che compongono l'asfalto non hanno più voglia di restare dove sono, cioè nell'asfalto per terra, e vorrebbero cambiare posizione nel mondo urbano dei compaesani.

si sente da un lato una spinta forte ed emozionante nella quale alcuni sperano, dall'altro un pò di rassegnazione per quel blob che, incorporando le proprie vittime ad ogni suo passaggio, diviene sempre più grande.

volevo anche dirti, caro e stimato diario sempre pronto ad ascoltarmi, che l'altro giorno mi sono avventurato sulla costa a nord della centrale federico secondo di cerano. se mai dovesse capitarti, facci un giro, è quasi un dovere che si ha nei confronti della propria residenza. non c'è un granché da vedere, si tratta di una "no mans land", impianti chimici e scarichi molesti che scaricano molestamente nel mare sostanze che, se ricordo bene, mi è stato detto chiamarsi mutagene, nel senso che a contatto con altre forme di vita ne modificano i loro geni, e poi è tutto un casino.

ettari ed ettari di terra abbandonati insieme ai loro casolari per i quali non sapere il nome mi fa un pò vergogna; eppure io vengo da questa terra, io ce l'ho una terra! troppo grande la tentazione di immaginare come fosse fiorente e bella un tempo..

stranamente ascoltavo in macchina un pezzo che mi diceva "se t'inoltrerai/lungo le calate/dei vecchi moli", beh, mi sono inoltrato, ho visto una laguna, tanti isolotti che sarebbero potuti essere meravigliosi, ma invece colonizzati da attrezzature, macchinari, impianti, moli e pescatori che pescano in quei moli con tanto di interdizione alla pesca, alla mollusco coltura (in sostanza cozze), alla balneazione e, in alcune zone, anche alla respirazione dell'aria.

cartelli con divieti d'accesso in zone militari, telecamere sicuramente non funzionanti, desolazione, una palla rossa che a ovest inizia ad arrossirsi dipingendo uno dei tramonti più macabri cui abbia mai assistito.

tanta gente lavora dentro questi impianti tipo detroit, tanta gente magari non è poi così felice di lavorarci dentro. la spinta del sistema sta portando le aziende a ricominciare il ciclo di sviluppo in territori che ancora non lo conoscono, tipo albania o senegal, quasi a dire che qui non c'è più molto da fare, non conviene più produrre. ringraziamoli, hanno elevato il nostro standard economico pro-capite e martoriato la nostra costa facendo qualcosa alla cazzo di cane. la questione è più o meno sempre la stessa, pensarci prima.

bref, non voglio cadere nei soliti giri di parole, caro e stimato diario perchè sono cosciente che in quel caso smetteresti di essere il mio diario, volevo essere sicuro di lasciare un segno da qualche parte di ciò che ho visto, possibilmente stimolare la curiosità di qualcuno a spingersi verso quei luoghi.

da parte mia, non l'avevo mai fatto in 26 anni di vita ed adesso che ho incartato tutte queste parole, posso finalmente concludere con quelle semanticamente più adatte:
scioccante-sconvolgente-macabro-che fa innervosire-che ci mette a confronto con l'impotenza di fare qualcosa- offeso-raggirato- si promette si mantiene a volte- scombussolante-nascosto- sterminato- sgarrupato- incolto-ribrezzo- incazzato- andate a fare in culo tutti, ma proprio tutti!

giovedì 22 luglio 2010

in ferie dalle ferie in fìeri

Di nuovo seduto su quel divano invernale che vestito di un lenzuolo di cotone cerca di fare l’estivo senza grandi risultati.
Una leggerissima brezza si sente nell’aria grazie alle finestre non del tutto aperte per non far entrare il caldo in o far uscire il fresco da casa, e permette l’esistenza degli esseri viventi tra cui il sottoscritto. Steso boccheggio e rubo aria a questa corrente che accarezza la polvere dei mobili immobili, solo il lampadario gira a vuoto senza farsi notare con tutti i suoi 40 watts di timidezza.

Cerco di rimediare ad una notte fatta di sonno superficiale per opposizione a profondo, ma basterebbe dire non vero.
Le palpebre socchiuse e percepisco come i movimenti di ciò che mi sta dentro: un flusso di memorie un po’ oniriche ed impolverate come i mobili vengono a galla in superficie, la mia coscienza sprofonda, finalmente, in un sonno vero, ma basterebbe dire profondo per opposizione a superficiale.

Solo una cosa mi spiazza, l’orologio sul muro eternamente fermo sull’una e trentacinque, forse antimeridiane, ha ripreso a ticchettare e sembra quasi fare compagnia a quel ronzio del frigo che ha tenuto invece a me compagnia per un numero spropositato di notti.

giovedì 1 luglio 2010

!

questo blog è in ferie.