martedì 23 settembre 2008

cerchio

si tratta di un giochino facile facile. qualcosa che ha a che fare con i manoscritti che viaggiano e, man mano che passano di mano, ognuno aggiunge dei pezzetti di una storia. libero arbitrio e connessione logica, anche per il finale. la prima frase, di qualche riga, sarà un post, il resto della storia lo si scriverà dai commenti.---------------------------

"In un pomeriggio soleggiato sedeva sul balcone, con il suo libro in mano e l'indice infilato fra le pagine per non perdere il segno. davanti a lui la città sonnecchiante in un primo pomeriggio estivo, pochi i rumori, molti i pensieri..

domenica 21 settembre 2008

vergine


pensi che c'è tempo, è sempre così, poi arriva tutto ad un tratto e ne diventi cosciente di fronte al fatto compiuto. dove ho messo le scarpe? e la giacca un pò calda che avevo messo là? non si ritrova più nulla. me ne accorgo anche passando velocemente da steso a seduto, mi gira la testa e nonn significa che sto male, semplicemente che è settembre un pò più settembre che gli altri anni. ho sempre pensato che si potesse andare al mare fino ad ottobre da me, ma quest'anno no, lo scorso neanche, quello prima non me lo ricordo. dicevo, che te ne accorgi davanti al fatto compiuto, guardi una foto e senti il contrasto, almeno climatico, per non dire mentale, rispetto al presente. l'ultimo bagno, già solitario, mentre il sole dipingeva di rosso le nuvole sopra la dirupe ed il mare assomigliava sempre di più ad una distesa di olio. il tramonto delle sette e trenta e via via sempre prima. ti si scurisce il cuore prima e pensi a quando sarà peggio. spero di esserne cosciente, del peggio, quando ormai sarà passato, davanti al fatto compiuto della primavera, dell'aprile odoroso e del maggio fiorito delle campagne sottostanti la centrale, se starò anora qui..

giovedì 18 settembre 2008

demodé

bene, è il caso di dire che, ormai, le cose semplici non vanno più di moda. vale comunque la pena spiegare, a titolo esemplificativo, che, primo, le rotatorie, o rondò, possono seguire due sitemi: classico, allora si arriva e si dà la precedenza, oppure alla ravennate, che è esattamente il contrario. questi sono gli unici due modi concepibili di funzionamento e, ciò che importa di più, visto che non siamo a ravenna, qui il funzionamento è quello classico. secondo, quando si chiama un cellulare all'estero, la gente non deve avvertire che lo zero iniziale non va digitato, è da anni che lo abbiamo abolito anche noi, dirlo fa solo confondere. terzo,quando ti chiedono "come stai", si può semplicemente rispondere "bene grazie", si chiama retorica e fa parte dei costumi umani, non è un'occasione per evidenziare fatti e persone che pongano la luce su chi parla, è complicato da seguire perché spesso non si conosce niente dei fatti e delle persone di cui sopra che illuminano l'interlocutore. quarto, quando si invita qualcuno l'altro dovrebbe limitarsi a dare una risposta positiva o negativa, tutto il resto è noia. quinto, il pesce crudo si chiama pesce crudo, non sashimi, quella è iun'altra cultura. sesto, se si va all'ikea poi non bisogna farci su dell' umorismo, in questo caso è troppo semplice, meglio limitarsi a far su in macchina quando si ritorna con il cervello in tilt.
cerco di semplificare e cado nel paradosso, cos'è più à la page, essere fuori moda o non dire le cose in maniera semplice? in ogni caso, ragionare per paradossi fa bene al cervello, lo hanno detto filosofi e studiosi con un minimo di senso dell'umorismo,e qualora non ve ne fossero, trionfa comunque l'argomento "il pallone è mio e decisdo io!".

venerdì 12 settembre 2008

beroza!

una sera come le altre, forse di metà agosto, la sabbia poco illuminata da una notte di luna crecente, appena nata. ho ricordi confusi di facce e bicchieri in plastica che si vuotano lasciando al loro interno del lime e del ghiaccio, giusto per pemettere di calibrare meglio il lancio verso la pattumiera. "a capocchia!" m i dice qualcosa, le tempie ed i capelli madidi di sudore, (che sembra che sei fatto anche se non è vero, mi dice una mia amica), danze scriteriate e sorrisi abbozzati, scompaiono le remore sotto la pioggia d'alchool, inizia l'illusione fatua del divertimento. tu non te lo ricordi ma in terza media impazzivi per me, anche questo mi dice qualcosa, qualcuno ha inventato il braccialetto, qualcun'altro ha deciso che il miglior posto dove allisciarsi i capelli con aria annoiata e scambiarsi reciproci complimenti sulla tenuta del make-up, è il dance-floor. non c'è tempo per riflettere. presto presto un'altra bottiglia, presto una sigaretta, dove sarà il bagno? che pezzo.. bella musica stasera.. ciao di dove sei? cosa fai? ah interessante...ma vai a fare delle pugnette, ma va a cagher... si insomma ha suonato bene diciamo...che fame...ma dove hai parcheggiato?...Inizia a fare freschetto, vorrei riprendermi, non vorrei sbiscicare mente parlo, contegno cazzo! resta poca gente, ovviamente si sentono tutti amici, ma davvero amici, tipo condivisione del pane la domenica, tra scambi di promesse ed appuntamenti per i prossimi eventi degli sgoccioli estivi. sbuffo e mi poggio su una pedana tenendomi la testa tra le mani per recuperare fiato, "te mieni?", un secondo per realizzare la richiesta e ad un tratto, dopo aver ben aspirato, un magnifico esemplare dell'essere umano ancora integro,dalla discutibile costituzione fisica, si spoglia e si getta nel mare, un bagno nell'alba che spunta tra gli sguardi sbigottiti degli astanti del cool, e non fa nulla se ho sovrapposto delle serate, sarà stato l'alchool, ma ogni considerazione è vana, il premio freschezza dell'estate 2008 è stato conferito, all'unanimità.

giovedì 4 settembre 2008

della bruma sulla cappotta

in una giornata di scirocco l'aria ti si appiccica addosso. dopo un risveglio un pò sudato, apprezzi davanti allo specchio del bagnetto incorniciato da ripiani di plastica - tanto è la casa del mare- le rughe sulle guancie che segnano il tuo volto. il cervello non parte, ti senti ovattato come le nuvole folte e scure che disegnano delle linee curve nel cielo evidenziandone l'azzurro sullo sfondo. aria calda ed afosa, umida ed appiccicaticcia sulla pelle, sui capelli, sui pensieri. è colpa del tempo, è colpa dell'aria, il cervello fatica sempre di più, dalle orecchie esce quasi del vapore, il caffè è troppo caldo, la brioche troppo secca e l'acqua troppo fredda, forse anche troppo frizzante. la svolta pomeridiana, il cielo ripulito, la centrale e i raggi del sole ben visibili, ma il cervello continua a sbuffare, procede lentamente lungo i binari di una giornata marittima, l'aria che scioglie l'orizzonte smette di soffiare, ciò che resta è una quiete comunque calda. continui a chiederti il perché della sonnoloenza e della svogliatezza, dài la colpa alla sera prima, a qualsiasi cosa, anche alla chitarra che risulta sempre scordata, per non parlare della voce. è tutta colpa dello scirocco, concludi un circolo di pensieri, ma il colore del mare è ipnotizzante, si vedono abbozzi di onde gonfie, destinate a mai infrangersi perché abortite a metà strada, creano al massimo delle piccole schiumette che fanno pensare ai riccioli a forma di occhielli di un maglione mentre lo si scuce tirandone il filo, rabbrivisici e poi sorridi pensando che sia di lana.