giovedì 24 dicembre 2009
domenica 20 dicembre 2009
a volte ritornano e non si riconoscono
e se poi alla fine è come la storia delle foto di classe?
mi spiego, quando rivedi delle foto vecchie in genere, hai la percezione della differenza d'immagine. nel caso della foto di classe, hai come un uno shock estetico-percettivo, se così si può dire, tra le deiverse percezioni che avevi e che hai ora. non parlo solo dell'aspetto anni 90 o anni 70 o che so io, quello di cui parlo è quell'embrione di sensazione che sta giusto sull'uscio del pensiero che realizza le varie differenze. è una frazione di secondo, un attimo, poi scompare.
se pensi all'epidemia che sta uccidendo miliardi di peli di sopracciglia adolescenti attaccate su corpi maschili adolescenti, ti chiedi: non sarà che fra di loro, i ragazzi fra i 16 ed i 19 ed in alcuni casi più gravi oltre i 20, non hanno la stessa percezione visiva che, per esempio, ho io o tu? e loro come vedono l'immagine dei visi delle persone che non si spennano le sopracciglia? vale lo stesso per le loro compagne?
è contagioso?
forse, in un futuro dalle sopracciglia fine, quando si guarderà una foto di oggi non si avrà lo shock da foto di classe.
forse sarà il contrario, cosa che francamente spero vivamente.
mi porto dentro questi dubbi amletici avvolto in coperte di pile, fuori una milano di bianco vestita mi fa l'occhiolino per lo shopping natalizio..
mi spiego, quando rivedi delle foto vecchie in genere, hai la percezione della differenza d'immagine. nel caso della foto di classe, hai come un uno shock estetico-percettivo, se così si può dire, tra le deiverse percezioni che avevi e che hai ora. non parlo solo dell'aspetto anni 90 o anni 70 o che so io, quello di cui parlo è quell'embrione di sensazione che sta giusto sull'uscio del pensiero che realizza le varie differenze. è una frazione di secondo, un attimo, poi scompare.
se pensi all'epidemia che sta uccidendo miliardi di peli di sopracciglia adolescenti attaccate su corpi maschili adolescenti, ti chiedi: non sarà che fra di loro, i ragazzi fra i 16 ed i 19 ed in alcuni casi più gravi oltre i 20, non hanno la stessa percezione visiva che, per esempio, ho io o tu? e loro come vedono l'immagine dei visi delle persone che non si spennano le sopracciglia? vale lo stesso per le loro compagne?
è contagioso?
forse, in un futuro dalle sopracciglia fine, quando si guarderà una foto di oggi non si avrà lo shock da foto di classe.
forse sarà il contrario, cosa che francamente spero vivamente.
mi porto dentro questi dubbi amletici avvolto in coperte di pile, fuori una milano di bianco vestita mi fa l'occhiolino per lo shopping natalizio..
giovedì 17 dicembre 2009
vuoto creativo di una giornata domestica
ci sono dei giorni nei quali la neve scende giù senza pensare troppo alla forza di gravità.
un sorriso ti si stampa sulla faccia guardando fuori dalla finestra, per qualche ragione topo-geografica la neve mi emoziona, emoziona chi non ci è abituato e, una volta che ci hai fatto l'abitudine, la sensazione di meraviglia-misto-felicità resta in maniera posticcia dentro di te.
poi si presenta un paradosso logico comunicativo:
è notorio che quando una conversazione, telefonica, digitale o a quattrocchi, giunge alla cronaca metereologica e/o all'espressione del proprio parere al riguardo, vuol dire che i tempi sono maturi per chiudere la suddetta conversazione.
se hai un minimo di approccio umoristico nella vita, usi questa considerazione come una regola intransigibile.
visto che sei emozionato dalla neve, in ogni conversazione, senza nessun nesso logico, ci metti dentro il fatto che sta nevicando.
l'emozione da neve è causa di isolamento comunicativo.
un sorriso ti si stampa sulla faccia guardando fuori dalla finestra, per qualche ragione topo-geografica la neve mi emoziona, emoziona chi non ci è abituato e, una volta che ci hai fatto l'abitudine, la sensazione di meraviglia-misto-felicità resta in maniera posticcia dentro di te.
poi si presenta un paradosso logico comunicativo:
è notorio che quando una conversazione, telefonica, digitale o a quattrocchi, giunge alla cronaca metereologica e/o all'espressione del proprio parere al riguardo, vuol dire che i tempi sono maturi per chiudere la suddetta conversazione.
se hai un minimo di approccio umoristico nella vita, usi questa considerazione come una regola intransigibile.
visto che sei emozionato dalla neve, in ogni conversazione, senza nessun nesso logico, ci metti dentro il fatto che sta nevicando.
l'emozione da neve è causa di isolamento comunicativo.
sabato 12 dicembre 2009
convivii
si parlava di grigliate.
ad un certo punto mi disse, a proposito di un alimento:
servono a fine ripasso, ti sorprendono piacevolemente
e servono a concludere e a sciacquarti la bocca;
hanno bisogno di un pò di tempo per cuocersi,
occorre metterli sul fuoco e, semplicemente,
dimenticarsene mentre si mangiano le altre pietanze.
quando meno te l'aspetti,quando ognuno sarà seduto ad
un metro dal bordo del tavolo, quando, dopo discussioni
e corto metraggi, la fame sarà ritornata,
ti sorprenderanno come un miraggio nel deserto.
dopo una pausa di silenzio sorridente concluse:
ma poi alla fine, l'importante è che abbiano la pelle, altrimenti
la carne dei gamberoni di terra non avrebbe nulla da dirti!
[traduz. mia].
ad un certo punto mi disse, a proposito di un alimento:
servono a fine ripasso, ti sorprendono piacevolemente
e servono a concludere e a sciacquarti la bocca;
hanno bisogno di un pò di tempo per cuocersi,
occorre metterli sul fuoco e, semplicemente,
dimenticarsene mentre si mangiano le altre pietanze.
quando meno te l'aspetti,quando ognuno sarà seduto ad
un metro dal bordo del tavolo, quando, dopo discussioni
e corto metraggi, la fame sarà ritornata,
ti sorprenderanno come un miraggio nel deserto.
dopo una pausa di silenzio sorridente concluse:
ma poi alla fine, l'importante è che abbiano la pelle, altrimenti
la carne dei gamberoni di terra non avrebbe nulla da dirti!
[traduz. mia].
martedì 8 dicembre 2009
shopping natalizio per l'arredamento del proprio ego
olindo aveva imparato a fare shopping da H&M, ma ogni volta era sempre lo stesso risultato.
entrava nello store, ci stava dentro delle ore, sceglieva e si diceva soddisfatto dei propri gusti. indossava, e si diceva disgustato dalla qualità made in china. poi guardandosi allo specchio del camerino, realizzava che la qualità made in china andava a nozze con le sue finanze.
leggera pausa riflessiva di olindo sullo stile: ma è davvero ontologicamente legato al denaro?
utilizzo della nota uscita di sicurezza "questione-di-principio" me-ne-frego-per-principio.
un paio d'ore dopo, ritroviamo olindo sul marciapiede, le mani libere di essere messe in tasca. una mano tiene letteralmente fra le dita i resti di una sigaretta letteralmente sfiammata. si sente stressato, sia lui che la mano che letteralmente teneva fra le dita una sigaretta letteralmente sfiammata che ora è stata letteralmente schiacciata a-modi-come-on-let's-twist-again con la punta del piede destro.
si sente come se gli avessero tolto i cavalletti che mantengono in equilibrio il cervello nella scatola cranica.
seconda leggera pausa riflessiva di olindo sull'impiego delle ultime due ore: ma a che mi è servito stare là dentro se poi non ho comprato nulla?
risposta che sfiora il paradosso del pensare-di-aver-pensato-di-aver-pensato-di-pensare. prima di riabbassare la maniglia della "questione di principio": me-ne-frego-per-principio, olindo scorge adamo che cammina sul trottoir carico di buste dalle grandi firme, come un modello di detroit.
la mente si svuota, non ci sono maniglie da abbassare, piccole riflessioni da fare, paradossi da utilzzare, c'è solo da mischiarsi nella folla.
olindo diventa uno qualunque.
entrava nello store, ci stava dentro delle ore, sceglieva e si diceva soddisfatto dei propri gusti. indossava, e si diceva disgustato dalla qualità made in china. poi guardandosi allo specchio del camerino, realizzava che la qualità made in china andava a nozze con le sue finanze.
leggera pausa riflessiva di olindo sullo stile: ma è davvero ontologicamente legato al denaro?
utilizzo della nota uscita di sicurezza "questione-di-principio" me-ne-frego-per-principio.
un paio d'ore dopo, ritroviamo olindo sul marciapiede, le mani libere di essere messe in tasca. una mano tiene letteralmente fra le dita i resti di una sigaretta letteralmente sfiammata. si sente stressato, sia lui che la mano che letteralmente teneva fra le dita una sigaretta letteralmente sfiammata che ora è stata letteralmente schiacciata a-modi-come-on-let's-twist-again con la punta del piede destro.
si sente come se gli avessero tolto i cavalletti che mantengono in equilibrio il cervello nella scatola cranica.
seconda leggera pausa riflessiva di olindo sull'impiego delle ultime due ore: ma a che mi è servito stare là dentro se poi non ho comprato nulla?
risposta che sfiora il paradosso del pensare-di-aver-pensato-di-aver-pensato-di-pensare. prima di riabbassare la maniglia della "questione di principio": me-ne-frego-per-principio, olindo scorge adamo che cammina sul trottoir carico di buste dalle grandi firme, come un modello di detroit.
la mente si svuota, non ci sono maniglie da abbassare, piccole riflessioni da fare, paradossi da utilzzare, c'è solo da mischiarsi nella folla.
olindo diventa uno qualunque.
lunedì 7 dicembre 2009
martedì 1 dicembre 2009
amoda
pieno di buoni propositi e come se niente fosse adamo si lancia fuori dalla porta della propia casa. sorride ed affetta un'espresisone sorpresa, ma è chiaro che ha sentito il rumore della serratura della porta dell'appartamento di fronte.
una ragazza dell'est, scura e lucente di pelo cadente sulle spalle, il colore della pelle decisamente in linea con la sua provenienza geografica, attende l'ascensore riducendo e riespandendo lo spessore delle proprie labbra di rosso pitturate.
adamo sorride, la ragazza dell'est che, senza troppa fantasia, risponde al nome di olga, dimostra un certo imbarazzo. evidentemente la manovra di adamo ha destato qualche sospetto. impigiamato, improfumato da far venire il mal di testa, tiene fra le mani un sacco della spazzatura che, in caso di discussione al riguardo e per non essere volgare, avrebbe chiamato pattume.
adamo è al settimo cielo al pensiero di dover dividere uno spazio cosi' costretto con la classica donna della porta accanto, le conseguenze olfattive non hanno importanza. i clichese' lo fanno sentire bene. viaggia di mente e di rimorchio. si illude senza saperlo.
un minimo di imbarazzo, del tutto legittimo, intercorre durante la discesa.
(sesto-quarto piano) adamo: de quanto tempo tu abitare in questo palazzo?
olga: sono qui da circa un mese lei?
(quarto-secondo) adamo:mi scusi pensavo non comprenderebbe bene l'italiano.
olga: sorriso affettato che termina troppo velocemente perchè l'altra persona non si accorga che si è fatto davvero uno sforzo di cortesia. poco importa, adamo si gurda allo specchio.
(secondo-primo) adamo: sorriso imbarazzato.
olga: inespressiva.
(piano terra) adamo inserisce una chiave nel quadro dei comandi dell'ascensore.
olga: a cosa serve?
adamo di slancio pensando di fare un coup de theatre: serve a viaggiare nel tempo, dove e quando le piacerebbe andare?
olga: al momento prima di averla incontrata, avrei preso le scale!
olga esce dall'ascensore lasciando adamo solo che, girando la chiave, discende sottoterra, nei locali delle cantine dove puo' gettare la spazzatura, pardon, il pattume.
una ragazza dell'est, scura e lucente di pelo cadente sulle spalle, il colore della pelle decisamente in linea con la sua provenienza geografica, attende l'ascensore riducendo e riespandendo lo spessore delle proprie labbra di rosso pitturate.
adamo sorride, la ragazza dell'est che, senza troppa fantasia, risponde al nome di olga, dimostra un certo imbarazzo. evidentemente la manovra di adamo ha destato qualche sospetto. impigiamato, improfumato da far venire il mal di testa, tiene fra le mani un sacco della spazzatura che, in caso di discussione al riguardo e per non essere volgare, avrebbe chiamato pattume.
adamo è al settimo cielo al pensiero di dover dividere uno spazio cosi' costretto con la classica donna della porta accanto, le conseguenze olfattive non hanno importanza. i clichese' lo fanno sentire bene. viaggia di mente e di rimorchio. si illude senza saperlo.
un minimo di imbarazzo, del tutto legittimo, intercorre durante la discesa.
(sesto-quarto piano) adamo: de quanto tempo tu abitare in questo palazzo?
olga: sono qui da circa un mese lei?
(quarto-secondo) adamo:mi scusi pensavo non comprenderebbe bene l'italiano.
olga: sorriso affettato che termina troppo velocemente perchè l'altra persona non si accorga che si è fatto davvero uno sforzo di cortesia. poco importa, adamo si gurda allo specchio.
(secondo-primo) adamo: sorriso imbarazzato.
olga: inespressiva.
(piano terra) adamo inserisce una chiave nel quadro dei comandi dell'ascensore.
olga: a cosa serve?
adamo di slancio pensando di fare un coup de theatre: serve a viaggiare nel tempo, dove e quando le piacerebbe andare?
olga: al momento prima di averla incontrata, avrei preso le scale!
olga esce dall'ascensore lasciando adamo solo che, girando la chiave, discende sottoterra, nei locali delle cantine dove puo' gettare la spazzatura, pardon, il pattume.
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