la luce che entrava dalla finestra era come filtrata dalle grate che la ingabbiavano, così come
un' edera o una vigna vergine ricopre la facciata di un palazzo nascondendone i segni del tempo.
sì, quelle grate ingabbiavano la finestra e quella luce era come senza tempo. lo sfregare delle carte era un rumore ovattato e le mie mani in automatico compivano gesti senza pensieri, avevo come colonna sonora il ritmo delle fotocopiatrici che conferiva un'atmosfera da fabbrica all'ambiente e, mentre mi flashavo gli occhi gurdando quella luce che copia, ho capito che, forse, oggi come oggi, nell'inferno di Dante ci dovrebbe essere un'appendice del secondo o terzo girone dove vi sono le anime dannate dei fotocopiatori.
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1 commento:
beh questo secondo me meritava più considerazione..
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