venerdì 23 ottobre 2009

di una sera

quella sera non era calata l'umidità, ma l'aria era diventata comunque piü densa. le foglie degli alberi avevano perso il loro colore, persino le occhiaie delle persone si erano inspessite. era come se tutto fosse diventato piü pesante, come se la forza di gravità avesse aumentato la sua pressione sulle cose e sulle persone. rientrando in casa a fatica per l'attrito dell'aria, passando sopra un ponte, notai un uomo, la cui figura e modo di abbigliarsi inducevano a pensare che fosse distinto. si sporgeva lungo il passamano. aveva un'espressione preoccupata e, anche vedendolo da lontano, dubitavo che fosse li' per compiere l'insano gesto. sotto al ponte la strada passava a non piü di 5 metri. volendo, per suicidarsi, ci si poteva scegliere un posto ben migliore. era una delle migliori rappresentazioni del dispiacere, affacciato ed attento a ciö che accadeva di sotto. spinto dalla medesima curiosità ho sbirciato anch'io: una splendida ragazza seduta in una macchina, lato guidatore, sportello aperto e luce dell'abitacolo che rifletteva i suoi capelli biondi e lunghi; di fuori un giovane ragazzo con il viso del senso di colpa e con nessuna particolare altra caratteristica. in quegli attimi non successe nulla di diverso dal silenzio. non riuscii ad interessarmene. l'uomo distinto invece ascoltava anche se non vi era nulla da ascoltare. come la faccia di una nonna o una madre che guarda in tv qualcosa di spiacevole che accade a persone di cui ignora praticamente tutto a parte l'aspetto fisico, l'uomo aveva la faccia preoccupata come reazione da spettatore a ciö che era successo poco prima - poiché sicuramente qualcosa era successo oltre al silenzio di cui ero stato testimone, lo si percepiva, o, ed il dubbio mi sfiorö per una frazione di secondo, forse era un'illusione dovuta alla maggiore densità dell'ariai. mi allontanai, come se mi fosse stato concesso di sbirciare un pö e null'altro, come se una vocina dentro di me, senza alcuna plausibile ragione, mi avesse detto "ora basta, allontanati, non ne hai il permesso". l'uomo, che a quel punto, nonostante il cappello e la sciarpa, aveva cessato di essere distinto ai miei occhi, mi guardö un attimo in maniera anonima, senza cercare una complicità. poi perö scosse il capo in segno di disapprovazione. sul mio viso il nulla dipinto su di un'espressione che accennava la sorpresa. lui rimase li', immobile. io mi allontanai e, dopo un centinaio di metri, già pensavo alle mie occupazioni casalinghe sperando che l'aria tornasse rarefatta quand'anche rinchiusa tra quattro mura. mi voltai prima di svoltare e l'uomo era ancora li', sul parapetto.
il giorno dopo, passando fuori da un'edicola, la cronaca esponeva la notizia dell'omicidio di un uomo sulla tentina sotto quel ponte.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma che cazzu dici..e daiii

Anonimo ha detto...

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