con il sole che non scalda e le mani che si irrigidiscono diventa difficile pensare. si aggiunga a questo la moquette che mi si è piazzata sulla lingua. una moquette spessa, anni ottanta e credo neanche troppo pulita, causata dalle migliaia di millimilligrammi di pillole medicamentali che sono costretto ad ingurgitare per i capricci della mia faringe. Si aggiunga che solo tre giorni fa ho scoperto di non avere più le tonsille - e sia detto per inciso che secondo me tonsille si dovrebbe scrivere con la zeta, tonzille, ma vabé, non starò qui a tediarvi con le mie convinzioni semantico/linguistiche genuine o causate da problemi logopedico/infantili- e potete immaginare come ci si può sentire dopo aver scoperto di essere stati privati, senza saperlo, di una parte del proprio corpo; stronzi! ho pensato, poi ho detto vabé.
vesto un tuttavia in maniera invernale, perché mi è giunta voce che ormai su svariate longitudini e latitudini il termometro è andato giù, per dire che, nonostante tutti i si aggiunga che precedono, sono riusciuto ad enucleare una frase che vale soprattutto con un certo tipo di amiche tout-court, forse anche con le sorelle, con gli amici direi di no, ed è quella del titolo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
5 commenti:
e vabè..
Io ho da poco scoperto di avere un secondo nome. Un nome in più è quasi come una parte del corpo un meno. Soprattutto se, e lo si è scoperto dopo, mi è stato appiccicato sbagliato, e in memoria di una nonna non morta.
Insomma, finisce che mi ritrovo con un nome di una bis zia morta di spagnola. Un influenza vera, quella, con un nome che non è una lettera dell'alfabeto. Mah.
'
LE PAROLE SCARTAPOCCHIATE
è bella la moquette piazzata sulla lingua sà....
losai
Posta un commento