venerdì 9 aprile 2010

il catetere

gli succedeva sempre al momento di mettere i calzini, sentiva suonare il claxon là fuori. era quasi pronto, metteva le scarpe e scorreva via attraverso la porta andando incontro ad una macchina con almeno tre persone dentro.

andava a fare un giro.

non vi è mai stata espressione che racchiudesse così tanti significati in così poche parole (cinque per l'esattezza, ammettendo che "a" e "un" siano due parole).

mentre passava per, forse, la terza volta dallo stesso punto della circonvallazione - tangenziale per chi ci segue da agglomerati urbani abbastanza consistenti - intravide la luce accesa di uno stabile sulla destra, verso il paese. capì che si trattava dell'ospedale, vide la stanza diafana con un tavolino-tipo-ospedale, due sedie e due infermiere incarne. la bionda diceva alla bruna che per fare un buon risotto agli asparagi occorreva cuocere il riso aggiungendo gradualmente il brodo fatto dai gambi inutilizzati degli asparagi .

erano nel reparto rianimazione, avevano il turno di notte e vegliavano su quattro corpi che impugnavano medicalmente il trapezio della vita e volteggiavano sopra il baratro della morte, senza rete di protezione.

la mattina prima, al tipo del letto numero due, avevano tolto il catetere, un aggeggio che si infila nell'uretra e quando si fa pipì il liquido scivola via direttamente in una bustina contieni-pipì posta per terra.
il tipo del letto numero due, quella stessa mattina, aveva RIcominciato ad assumere acqua allo stesso modo dei suoi simili e cioè bevendola.

il tipo del letto numero due, invece di chiamare con il campanello l'infermiere perchè gli portasse il pappagalo ogniqualvolta avesse avuto bisogno di svuotarsi la vescica, si pisciava addosso copiosamente. ciò avvenne almeno quattro volte nell'arco della quella mattinata.

il primario del reparto, per risolvere il problema prettamente urinario del tipo del letto numero due, pensò bene di attaccare al presto rianimato pene del tipo del letto numero due un preservativo modificato, nel senso che era collegato ad un filo che a sua volta era collegato ad una sacca contieni-pipì posta per terra. l'ingegnoso sistema aveva funzionato fino al momento in cui il nostro affezionato passava per, forse, la terza volta dallo stesso punto della circonvallazione e, guardando verso la finestra dell'ospedale, si chiedeva se, a quel dato punto della storia, l'infermiera si sarebbe incazzata disgustata oppure no.

l'infermiera bionda stava concludendo la sua dissertazione sul miglior modo di cucinare un risotto agli asparagi raccomandandosi alla sua interlocutrice di aggiungere il parmigiano a fine cottura, oramai a fuoco spento, così si sarebbe solidarmente e solidamente aggiunto agli asparagi. il led del letto numero due aveva incominciato a lampeggiare in quel momento. le due infermiere si recarono nella sala e videro che il lenzuolo del tipo del letto numero due era rigonfio come se questi fosse stato incinta. l'infermiera bruna tolse il lenzuolo e vide un corpo smagrito, ed un pallone pieno di liquido che aveva come base un presto rianimato pene. quel pallone sarebbe potuto essere rosa gusto fragola, così avrebbe dato un pò di colore a quella stanza. toccò non abbastanza delicatamente la sfera rigonfia, causò uno scossone ed il tutto scoppiò in una pioggia dorata sul suo volto e sul suo camice. l'altra infermiera, la maga del risotto agli asparagi, si lanciò in una grassa risata inusuale per quel luogo, come inusuale era il fatto che un'infermiera si prendesse un decimo di ettolitro di pipì in faccia perché non aveva ben maneggiato un preservativo rosa gusto fragola generosamente attaccato ad un presto rianimato pene di un presto rianimato corpo. per uno strano istinto animalesco, l'infermiera bagnata si passò la lingua sulle labbra sentendo un gusto acre, la pipì del tipo del letto numero due.
disse alla collega, fra i singhiozzi di una risata nervosa, che probabilmente il tipo del letto numero due aveva mangiato il suo risotto.

poteva essere una buona conclusione, pensò ad un semaforo rosso e deserto. ma non lo soddisfaceva poi tanto. allo stesso modo di quando si va a fare un giro carichi di speranze quasi sicuramente disattese, aveva sperato, vedendo quella finestra illuminata, che gli sarebbe potuto venire in mente un finale migliore per quella storia di pipì ma, evidentemente, si trattava di un'altra quasi sicuramente disattesa speranza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sto andando a fare un giro