stamattina c'era un bel sole, ma dalla soffitta non si vedeva. scendendo i pìoli della scala che collega questa stanza al resto della casa, ho toccato un casco che ti si attaccava alle mani da quanto era sporco, sono scivolato, caduto o quasi, ed ho subito imprecato, nopn ricordo esattamente se qualche santo o proprio il capo. il capo, che significa anche la testa, la testa che sta lavorando lentamente, a piccoli passi, ogni tanto distratta da odori chimici di solventi e disinfettanti usati da mia madre per disinfestare questa casa, regno della polvere, della pruma si dice anche, ma non saprei se si tratta di un termine italiano.
buste su buste e spese su spese, cibo tanto, tantissimo, un pò di dolore nella parte bassa della schiena, un pò di umore che va su su e poi, come se non trovasse più dei pìoli per continuare a salire, come se questa scala non terminasse in un luogo insonorizzato dove ancora l'odore di un ricordo vivo mi trasporta nel sonno, come se questa scala a un certo punto finisse e non vi fosse altra soluzione che mollare la presa, ritombo giù tra la polvere.
adesso alle 12 e 48 è tutto grigio fuori, pare che il sole si sia trovato pentito di essere uscito, anch'io allora sarei potuto rimanere nel letto, non sarei uscito, ma io voglio splendere perché sono splendente, perché sono agile e su quella scala riesco a montare con un sacco di Cose nelle mani, nelle tasche e negli elastici delle mutande; io di quelle altre cose ne farò a meno, io di quelle altre cose me ne infischierò..
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1 commento:
Oh j'aime tes métaphores elles accrochent mon coeur à un fil
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