giovedì 4 settembre 2008

della bruma sulla cappotta

in una giornata di scirocco l'aria ti si appiccica addosso. dopo un risveglio un pò sudato, apprezzi davanti allo specchio del bagnetto incorniciato da ripiani di plastica - tanto è la casa del mare- le rughe sulle guancie che segnano il tuo volto. il cervello non parte, ti senti ovattato come le nuvole folte e scure che disegnano delle linee curve nel cielo evidenziandone l'azzurro sullo sfondo. aria calda ed afosa, umida ed appiccicaticcia sulla pelle, sui capelli, sui pensieri. è colpa del tempo, è colpa dell'aria, il cervello fatica sempre di più, dalle orecchie esce quasi del vapore, il caffè è troppo caldo, la brioche troppo secca e l'acqua troppo fredda, forse anche troppo frizzante. la svolta pomeridiana, il cielo ripulito, la centrale e i raggi del sole ben visibili, ma il cervello continua a sbuffare, procede lentamente lungo i binari di una giornata marittima, l'aria che scioglie l'orizzonte smette di soffiare, ciò che resta è una quiete comunque calda. continui a chiederti il perché della sonnoloenza e della svogliatezza, dài la colpa alla sera prima, a qualsiasi cosa, anche alla chitarra che risulta sempre scordata, per non parlare della voce. è tutta colpa dello scirocco, concludi un circolo di pensieri, ma il colore del mare è ipnotizzante, si vedono abbozzi di onde gonfie, destinate a mai infrangersi perché abortite a metà strada, creano al massimo delle piccole schiumette che fanno pensare ai riccioli a forma di occhielli di un maglione mentre lo si scuce tirandone il filo, rabbrivisici e poi sorridi pensando che sia di lana.

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