venerdì 11 settembre 2009

l'alluce verde

dopo ripetute sollecitazioni, innumerevoli citazioni, richiami diretti ed indiretti, è giunto il momento. in verità siamo anche un pò in ritardo, l'anno precedente il premio fu conferito all'unanimità e verbalmente durante il mese di agosto, poi venne formalizzato in seguito: LINK

si tratta di una storia di outsider, di ballottaggi e di serate iniziate così e finite alla frutta. tra i candidati anche il sottoscritto già vincitore in passato, poi defilatosi per manifesta inferiorità verso colui che si prospettava il FRESCHEZZA della più volte citata ed ormai conclusa estate- giuro che è l'ultima volta che ne parlo!
il suddetto presunto freschezza, rivelatosi poi un se-dicente ed a tratti
da-altri-dicente freschezza fra cui, come detto, il sottoscritto, ha visto sgretolarsi la gloria fra le mani, come un cumulo di sabbia asciutta che scivola via tra l'anulare ed il mignolo.
è successo che in una sola settimana, cioè in 168 ore, una leggiadra e rediviva donna ha come iniziato a spruzzare da tutti i pori granita al sapore di vita, procurando refrigerio ed ilarità - appunto - a chi le stava accanto.
non me ne voglia il caro amico, al quale vanno gli onori delle armi, che , combattivo fino all'ultimo, forse si è reso colpevole di essere stato troppo sicuro della vittoria e proprio per questo è caduto dall'alto.
complice forse l'assenza di regole o forse la tensione che volente o dolente ad un certo punto questi ha iniziato a comunicare proprio durante la riscossa della vincitrice, il caro amico ha ceduto il passo e, come in un'equazione, è avvenuto il sorpasso.

Prima di conferire, vorrei spendere qualche parola sulla natura del premio incarnando forse ciò che esso non significa e non rappresenta. si tratta della freschezza, quel tipo di freschezza che può essere piacevole anche quando fa freddo e che quindi non conosce il suo opposto nel medesimo genere (es. freddo-caldo). si tratta di un valore che tende all'assoluto, che non ha opposti fra cui scegliere, la freschezza è la freschezza, si può essere freschi o non si può essere freschi. ovviamente se non si è freschi si è altre cose ma non del medesimo genere, ad esempio pesanti o tesi o scialbi o morigerati e chi più ne ha più ne metta LINK (si consiglia di dare un'occhiata al link dopo aver letto il post. frase che non si può sentire, ma in italiano suonava peggio "dare un'occhiata al collegamento dopo aver letto il testo pubblicato")

Sottolineo, infine, che è proprio l'assenza di regole che caratterizza l'importanza del premio. ciò che conta è l'impressione lasciata ai giurati- anche se non vi sono giurati propriamente detti - una sensazione quasi impercettibile e difficile da formalizzare, un barlume che fa esprimere il genio, quand'anche questo sia una componente pari allo 0,0001% della nostra persona.

ciancio alle bande, è con i migliori auguri del caso che il premio freschezza 2009 viene conferito sul filo di lana alla signorina butterflyforyou24, già loso24.

mercoledì 9 settembre 2009

834 (Standing on the verge of getting it on)

infilami in un edificio tutto di cemento, spazi ampi, molto ampi e, al piano terra, tanta luce naturale, finestre cosi' pulite che non ci crederesti, haivohglia a strofinare i vetri delle finestre di casa, magari per una fissazione tutta al naturale, niente da fare, non otterrai mai un effetto simile; infilami in un edificio di cemento, dicevo, ed al primo piano noto muri ricoperti di legno e le luci sono al neon - odio le luci al neoin se sono nei ristoranti, in un edificio del genere s ene puö discutere - file inimmaginabili di ragazzi, di tutti i colori e di svariate gradazioni di cattivo gusto nel vestire. loro ostentano serieta', io ostento intransigenza verso l'ambiente, in particolare verso le persone che occupano i gradini piü alti della sopra citata scala di gradazione di cattivo gusto. sono quasi tutte donne, il che è peggio se si parla di cattivo gusto. mi offrono un caffè nenahce troppo annacquato, mi siedo per terra come fanno tutti, li vedo intenti e concentrati a compilare dei questionari che credo seri, dö uno saguardo e capisco che si tratta di quei questionari di valutazione socio-marketinghiani del cazzo che servono alla struttura che ti offre un servizio per migliorarlo. mi fermo un attimo e mi chiedo come mai tutti spendano tanta energia per compilare per bene i suddetti questionari, mi accorgo persino che rispondono alle domande aperte. io, che ho deciso di essere intransigente a priori, spunto tutte le risposte negative "insuffisant", sbarro le domande a risposta aperta e quasi accartoccio il foglio macchiandolo di caffè prima di consegnarlo, cosi'. probabilmente, questi questionari funzionano ed esistono società migliori, l'utopia pare quasi un concetto meno utopico dove mi trovo ora, ma non mi va di meravilgliarmi, non so il perchè, ma so il percome: essendo intransigente, per una questione di coerenza con una decisione presa a priori.
mentre il tempo passa é giunta l'ora dell'inoclonnamento della fila, mi alzo in piedi ed infilo le cuffiette dell'ipod nel posto in cui si infilano. play. le ginocchia iniziano a dondolare, i capelli a muoversi davanti agli occhi, tutti sono seri e non li vedo piü.. come in controluce alla realtà fisica in cui mi trovo, come una sovrapposizione tridinmensionale ed eterea, scorgo una massa di gente danzante, sullo sfondo il mare con una luna piena che dipinge uno specchio argenteo sulla superficie scura dell'acqua. la meravigliosa mia amica con due g&t in mano che salta e danza ed è bagnata come se le avessero fatto un gavettone, salta e ride e perde il fiato, sbatte, perde il contenuto dei bicchieri, perde il contenuto dei polmoni, ma salta e ride e continua a saltare e ridere finche non lo faccio anch'io-; un'altra meraviglia di amico che sta per decollare sulla pista, ha delle alette attaccate ai talloni, come hermes; piü in là una spalla snodata, un braccio in aria, delle sopraccialgia inarcate che mi guardano dal basso, le braccia alate, i gavettoni, il gin tonic, un amico torna dalla spiaggia dopo essere scomparso per un pö, quest'anno è andato forte. finisce la playlist del djset di dj set che sarei io, ritorna il silenzio quasi austero, ma ordinato e rilassato, mi riscorpo con un sorriso a tutti denti, una montagna di fogli nelle mani ed un fogliettino verde come quelli del supermercato con un numerino sopra che è il medesimo numero che lampeggia su uno schermo davanti a me. Moessiè dematis!

ps nella foto sulla tessera universitaria che mi è stata data dopo tre ore di file e fogli, sembro un surfista, spero rimanga quella per sempre..

giovedì 3 settembre 2009

A/R

la bandierina bianca è agitata da aliti di un timido scirocco, l'aria melensa conferisce un'atmosfera al tungsteno a questa spiaggia (si veda "modalità tungsteno" di una normale fotocamera). io e la mia melanconia ce ne stiamo seduti, i piedi nella sabbia, agitando i pensieri come i cubetti in un bicchiere di caffé in ghiaccio appena bevuto.

sabato 22 agosto 2009

felce azzurra

un mio cuginetto immaginario, con età oscillante fra i 4 ed i 6 anni, mi ha detto di non aver mai visto un portamento. non ho capito subito cosa intendesse dire, ho aggrottato le sopracciglia e, facendogli solletico con le mani, ho imitato meglio che potevo il ruggito di un leone che in realtà sembrava più un gatto molto incazzato. poi me lo ha richiesto e ho capito, voleva dire il porta-mento, un oggetto che mi sono subito immaginato con un cerchio alla base e una mezza luna imbottita per appoggiarvi sopra il mento. avete presente? come quelli specchi semi-portatili rotondi ed attaccati ad un telaio a mezza luna. quelli usati per le sopracciglia ed i foruncoli, gli stessi foruncoli che la vostra donna vuole estirpare sempre nei momenti meno indicati (per intendersi:post-coitum, sotto il sole distesi sulla sabbia, mentre guidi, al cinema, beh no, forse al cinema no); gli ho detto che neanche io avevo mai visto un porta-mento, ma che se voleva potevo provare a disegnare come me lo immaginavo.
ho preso una matita ed un foglio, ma la mia mano era bloccata: appena pensavo al porta-mento non si muoveva, se volevo scrivere il mio nome invece andava tutto liscio. eppure ce l'avevo ben chiaro in mente. immobile, seduto su una nuvola con un tavolo art-nouveau davanti ed il mio cuginetto immaginario che vi stava sotto, ho iniziato a pensare che nel posto in cui mi trovavo non c'era spazio per l'immaginazione. e poi come stavo facendo ad immaginare un cuginetto immaginario se non si poteva immaginare nulla nel posto in cui mi trovavo. e poi che forse in quel posto non vi era spazio per la traduzione dell'immaginazione. poi che forse avrei dovuto immaginarlo in un'altra lingua. e poi altre cose. forse c'era una lista delle cose immaginabili e di quelle inimmaginabili? avrei potuto disegnare un vero portamento? ma per farlo avrei dovuto comunque immaginare qualcosa. allora mi sono messo in piedi ed ho mostrato al cuginetto immaginario tre modi diversi di camminare, commentando ogni andatura: questo è un portamento spaccascialla, questo così e questo cosà. il cuginetto immaginario sembrava soddisfatto e sorridente. solo che ad un certo punto mi ha guardato con due occhi intelligenti e mi ha chiesto cosa fosse "l'eleganza del culo". ho sorriso ed ho sentito il gusto salato del mio sudore sulle labbra. mi sono svegliato riemergendo da un sonno assolato e sabbioso. davanti a me una coppia, lei che estirpava il male dalla pelle del viso di lui. ho sorriso. poi mi sono svegliato davvero con il collo bloccato dall'umidità.

venerdì 21 agosto 2009

studio di un paesaggio emozionale ex-post


di grazia e di ritorno dalle vacanze con la pelle abbronzata sin dal 10 maggio, perché in realtà, è inutile che ci prendiamo per il culo, è un anno che si è in vacanza. se c'è il sole ed il mare ci vai, se non c'è resti rinchiuso, cosa che puoi fare anche nel primo caso qualora i consueti slanci di socialità non arrivino. tuttavia.
adesso in questo esatto momento mi trovo come in attesa di un'idea, di una folgorazione che mi permetta di continuare ad abituarmi alla disposizione delle lettere sulla tastiera italiana, tuttavia -sia detto per inciso il tuttavia è la mia parola preferita dell'estate 2009 e visto che l'estate sta finendo, la userò moltissimo per inflazionarla e stancarmene entro la venuta dei giorni nei quali si sente nell'aria il fruscio che fan le foglie d'autunno- tuttavia, dicevo, che tuttavia nulla di ben preciso sta arrivando alla mia mente, a parte sensazioni più o meno profonde che riducendo istantaneamente il loro spessore a contatto con la mia sensibilità conclamatamente superficiale, non si fanno ben individuare per essere descritte. sfuggono, sarebbe come trasformare in lettere l'embrione di un'idea che permette al pittore di fare i cosiddetti "studio di", ma con le parole è un pò più difficile, cedo; qualcosa del tipo: mi sembra che......poi direi che....tuttavia..cocacola...tuttavia...notti bianche..tuttavia..backstreet of naples....tuttavia..sabbia...tuttavia...selvatico...tuttavia...shampoo....tuttavia...
gin&tonic...tuttavia
...treno e nave...tuttavia...squapalino...tuttavia...spine...tuttavia...catramoso...tuttavia...
..non saprei tu che dici?....tuttavia...barbecue...tuttavia....grigliata...grigliata....grigliata...
tuttavia grigliata...tuttavia....calidoscai...tuttavia...beh continuate voi,io devo andare a mangiare (bugia)... a proposito...tuttavia.. pranzi forzati in famiglia e colazione con cozze crude che fluttueranno mezze masticate nello stomaco d'alchol dipinto, come relitti in una baia oleosa al tramonto.
relitti, relitti di un'estate, rettili, rettili di un'estate è ora di cambiar pelle! tuttavia..

mercoledì 17 giugno 2009

robin and the countryside

la parola esatta per descrivere la giornata di oggi è una: canicola. una parola che solo a pronunciarla ti fa sudare. per trovare refrigerio, se di refrigerio si può parlare, occorre immergersi nelle placide, calme, limpide e soprattutto calde- come se qualcuno avesse dimenticato di spegnere lo scaldabagno - acque del litorale di casa.
seduto sull'arenile a spendere il pomeriggio e dilettarmi nella celebre arte di perder tempo, ho avuto un embrione di coscienza di due cose che, senza alcuna presunzione, ma per il semplice piacere di condividere quanto ho ascoltato, vado ad illustrare.

i) il cockney è un linguaggio, o una lingua, tipico di londra, dei quartieri dell'est - i cui nomi mi sono stati detti ma evidentemente non li ho ritenuti - utilizzato dai banditi per non farsi capire dai polizziotti. la regola base di questo chiamiamolo dialetto, consiste nell' utilizzare due parole, l'ultima delle quali ha un suono simile a quello della parola che si vuole dire: e.g. apple-peers per dire up-stairs o, come la regola descritta, semplicemente stairs. un altro esempio che mi è stato portato è una battutta di locked and stocked, two smoking barrel, il film di guy richie, lo stesso che si è reso colpevole artefice di un remake pessimo ed inguardabile del film "travolti da un insolito destino su di un'isola deserta nell'azzurro mare di agosto", avete presente? beh, nel film di cui sopra, un buon film, contrariamente a quanto si possa dire del rifacimento di cui sempre sopra, vi è una scena in cui per dire che ci si va a fare una birra giù al pub, occorre fare un giro di parole in cockney che significa pressappoco andiamo giù da gregory; o magari mi sto confondendo, credo sia il contrario, cioé "andiamo a farci due birre" per dire "andiamo a rompere il collo a gregory", anyway, la storia che occorra dire due parole per dirne una, mi è sembrata molto interessante. quanto sto per dirvi e cioé la mia riflessione pseudo filosofica sull'argomento, l'ho tenuta per me, per ovvia mancanza degli strumenti linguistici d'oltremanica, durante il dialogo sulla spiaggia con il curioso conversatore che mi informava di quanto vi informo:
Il fatto che si debba pensare a due parole per dirne una sarebbe una metafora della semplicità moderna e della capacità di complicarsi la vita per fare le cose semplici, un assurdo logico insomma, un paradosso. Ragionare per paradossi fa bene alla mente.


ii) tutta la mia conoscenza in materia botanico-vegetale è stata spazzata via da una semplice affermazione che ha causato una serie di conseguenze culturali che mi hanno tolto letteralmente la terra da sotto i piedi, perché di terra e di radici si tratta.
una semplice affermazione ed è successo l'irreparabile, come quando per sbaglio si dice qualcosa e si finisce per scannarsi a vicenda, e ci si trova davanti ad una realtà che non si conosceva. "ho mangiato delle albicocche in giardino e poi ho messo i semi nella terra" questa la frase incriminata.
Ho scoperto le seguenti nozioni:
1)Quei semi, come tutti quelli delle specie arboree e gli arbusti (sulla seconda parola ho miei dubbi),sono dei potenziali alberi o cespugli "selvaggi" che non daranno frutti;
2)L'albero può essere scomposto verticalmente in due parti: radici e tronco, rami o chioma. Le due parti sono indipendenti [si v. 4)];
3)Per ottenere un albero di albicocche dovrei far crescere l'esemplare selvatico e poi procedere con un innesto;
3)l'innesto è una sorta di trapianto che può avvenire in svariate maniere [si v. infra 5)]. si tratta di inserire un pezzettino dell'albero che produce frutti veri e, già innestato, nell'albero saltato fuori dal mio seme di albicocca;
4) con l'innesto, da un albero nato da un seme di albicocca si possono ottenere più tipi di frutti, per esempio ciliege, pesche e albicocche tute insieme in un albero ( credo però esistano delle regole di compatibilità [si. v. infra]). Infatti, se si proviene da una cultura rurale come la mia, ci si ricorda che l'albero del nonno produceva limoni, arance, manderini e, a volte, anche pompelmi, tutti i tipi di agrumi insomma.
5)una delle procedure più comuni di innesto è quella a "scudetto". essa prende il nome dalla forma del pezzettino, prelevato dalla corteccia o dal germoglio dell'albero che produce frutti veri, che si inserisce all'interno di un ramo dell'albero da innestare. lo si inserisce praticando un taglio a T sulla corteccia dell'albero "ospitante", avendo cura che non resti aria fra il pezzo inserito e la parte che lo ospita, in modo che la linfa proveniente dall'apparato delle radici e che sale dal tronco, passi attraverso i due tessuti uniti dalle mani dell'uomo;
6) ed allora com'è cominciato tutto?
vi è una spiegazione su questo, ma personalmente sono stanco di battere le dita sulla tastiera e, forse, anche voi di leggere

giovedì 28 maggio 2009

voutch

avete presente quella sensazione che ti prende al palato dopo che hai mangiato un panino di quelli buoni e croccanti? è una piccola tortura post ingerimento, ti senti il palato rugoso, gonfio, addormentato. non ci puoi fare niente, pensi all'acqua come alla salvezza, ma nessun effetto, still there. mentre camminavo come un modello di detroit fra le strade eque e floride di corsie di preselezione, fra palazzi in stile marry poppins con annessi fumari alla spazzacamin- sia detto per inciso che sono arrivato a capire persino le ragioni tecniche per le quali i fumari sono in fila, lassù, avete capito come?, comunque questo sarà oggetto di separata trattazione-mentre camminavo, dicevo, mi è venuta l'illuminazione:coca cola.
ebbene mi sbagliavo, le bollicine erano degli aghi microscopici metodici. mentre passavo sulle strisce gialle- perché effettivamente se le strisce pedonali sono gialle si vedono molto meglio, ma forse bianche sono più urbane- ho incrociato una persona con la maglia del barça, ho fatto un breve collegamento, dentro un bar la tv mostrava i tifosi a festeggiare di fronte alla fontana di trevi, così, come se niente fosse. "marcello" ho pensato, chiamandomi con accento svizzero-francese, perché si tratta di una mia adattazione: mi tuffo nella fontana, ma un cortocircuito delle sinapsi fa sì che, nel punto massimo della scena con abbraccio, una pallonata mi colpisca la schiena, mi giro e mi ritrovo messi sul bordo della fontana, con le scarpe da calcio, i para stinchi e tutto, mi chiede la pelota por favor, a questo punto è saltato il nastro e scena da rifare!

ps non vale la pensa rifarla ormai, il palato va meglio e poi devo proprio andare a chiudere la finestra.

martedì 26 maggio 2009

ballata piu' post che moderna

da qualche tempo la conoscienza anticipata delle condizioni meteo gli procurava una certa soddisfazione. sapere che martedi' le temperature si sarebbero abbassate fino a dieci gradi celsius gli dava sicurezza. la temperatura di martedi' era per lui una certezza, uno scoglio di realtà sul quale aggrapparsi.con gli occhi dietro il finestrino dell'autobus, guardando fuori, continuava a dirsi sottovoce, come se stesse canticchiando una canzona ascoltata con delle cuffiette invisibili, è una certezza, è una certezza, una delle poche zam zam, una delle poche zam-zam, una delle poche a parte la centrale zam zam che troneggia zam zam la campagna zam zam mezza incolta parapom zam zam; fu interrotto da un "biglietto prego". dieci minuti dopo, la multa nella tasca posteriore del jeans rappresentava un'altra certezza. una certezza storica, si disse mentre si voltava per cogliere meglio uno zigomo purpureo. come sia uno zigomo purpureo, non ve lo so dire, fatto sta che mentre continuava a camminare per i larghi marciapiedi, lontani migliaia di kilometri dalla certezza canticchiata pocanzi, si accorse di una colonna d'acqua spruzzata in aria, alta cento metri, che troneggia zam zam, che troneggia zam zam.

mi pare di aver letto da qualche parte una definizone, fra le tante e neanche cosi' scientifica, di "intelligenza", in base alla quale essa é la capacità di prendere due cose, metterle insieme, e generare una cosa nuova. qualcosa del tipo "dedurre", fare due piü due insomma. ovviamente sono cosciente del fatto che il jet d'eau non produce energia, anzi, pero' é bello. quel posto anche, prima, era bello.

giovedì 7 maggio 2009

seghe e gazzose

la fila delle macchine si muove lentamente: un serpentone urbano e di paese. di fronte ai bar, spesso agli angoli,negli androni, presso degli accenni di piazzetta, stazionano le persone che, nella vita, fanno di professione quello: stare lì, così. col passare del tempo la posa assume una conformazione, appunto, da professionista, così la schiena trova la sua curvatura ideale senza causare conseguenze sulle vertebre, le mani naturalmente si inseriscono nelle tasche dove sembrano stare nell'unico posto in cui potrebbero stare. le macchine sfilano, qualcuna dà un colpo di claxon ottenendo come professionale risposta un movimento del capo, un movimento fatto così perfettamente che l'occhio del passante percepisce il saluto come un saluto del mento; questo lo si apprende dopo anni e anni di esperienza. trovo non sia male come mestiere, stare lì così, ma occorre essere portati, come negli sport. anche se, a ben vedere, è un pò una cazzata la storia dell'essere portato. R.L. Montalcini è una vita che studia un gene, che ovviamente non mi viene in mente come si chiami, il quale ha la funzione di far sviluppare il sistema nervoso. ha vinto il nobel per questo e grazie a lei ora si sa che l'influenza maggiore su ciò che fa un uomo nella vita è esercitata dall'ambiente in cui egli si sviluppa. applicata alla lettera, anche se hai un corredo genetico di tutto rispetto, se sei di fronte al bar impari a fare quello, se saluti con il mento impari a salutare con il mento, le mani, in base al suddetto gene che si occupa dello sviluppo del sistema nervoso, diventano insensibili sul dorso per effetto del bordo delle tasche. se sei einstein e sei nato a curciomindora e tuo padre ha un bar, e non ti muovi da quel bar, ti svilupperai come barista e non come matematico e, nonostante tu abbia geneticamente un cervello che potenzialmente potrebbe elaborare la teoria della relatività, difficilmente lo potresti fare, al massimo -che ne so!?- potresti inventare una miscela nuova di caffé e bruciare il mercato, tuttavia non vinceresti il nobel. ma c'è qualcosa che non mi convince, è come se ci fosse un cane che si morde la coda, devo pensarci meglio..per fortuna che mentre sto cercando qualcosa di lontanamente serio in quello che sto dicendo, seduto sul mio divano in similpelle che, sia detto per inciso, sconsiglio vivamente durante le stagioni calde, sono stato distratto da qualcuno che è passato di fronte casa, passeggiando, telefono all'orecchio, e parlando spudoratamente da solo e ad alta voce, perché è una vita che parla da solo al telefono e, anche se questa volta stesse parlando con qualcuno non farebbe differenza. mi viene da chiedere, ma uno nella vita, deve essere portato per le cazzate o dipende dall'ambiente in cui si sviluppa?

lunedì 4 maggio 2009

retroverso

dunque, non ho niente in particolare da dire, davvero niente, si tratta di un vuoto creativo dovuto a chissà che cosa. a volte me ne capitano, di vuoti creaTIvi, ma almeno per una volta lo voglio riempire di qualcosa che sa di compitino svolto bene, voglio un sei, preciso e denso, sulla mia pagella.