martedì 24 novembre 2009

l'effetto levier

a volte succede che delle persone non godano più di considerazione in quanto tali. l'espediente è quello di incominciare a inventarsi nuove identità, nuovi modi di essere, per godere di nuovo credito con altre persone, nuove anche loro. il meccanismo è perverso. ci si può inventare infiniti modi di essere di se stessi e godere di nuova considerazione con infinite persone che si possono incontrare. il rischio è quello che qualcuno dei noi stessi inventati e messi in piedi, inizi a scricchiolare, si sgretoli, scompaia davanti alle persone di cui sopra. chi ti ha dato credito allora cerca di risalire al te stesso immediatamente superiore e, se non è un Agosto ed è veramente incazzato, sente odore di bruciato e cerca di risalire i te stessi fino a quell'ameba che, incapace di svilupparsi, ha creato infinite versioni di se stessa, vuote. il principio è quello della matriosca. direi che ogni punizione è vana, vivere così è già di per sè una gran condanna..

2 commenti:

Anonimo ha detto...

IL GRANDE RINGRAZIAMENTO

Oggi l’America celebra Thanksgiving, il giorno del ringraziamento, detto anche turkey-day visto l’obbligatoria pietanza a base di gallinaceo maggiorato, con una ecatombe appunto di tacchini, la cui carne piuttotso insipida costituisce il piatto di rito per una ricorrenza singolare. Si tratta di un “seder”, un pranzo rituale simil ein questo a quello del Pesach ebraico, cioe’ una cena ritualizzata in cui le pietanze (il volatile, il ripieno, i contorni di patate dolci e salsa di cranberry, le torte di zucca) sono rigidamente ordinate nella preprazione, apparenza presentazione e consumazione. Singolare anche il fatto che in questo paese intriso di religione, la festivita’ che commemora un evento legato alle sette protestanti integraliste sia in fondo del tutto laica. L’evento in questione e’ il pranzo, di ringraziamento appunto, offerto nel 1621 dai pellegrini di Plymouth Colony (quelli arrivati col Mayflower) agli indiani Massachusset che li avevano nutriti durante il primo inverno salvandoli da una sicura morte. Decisione in retrospetiva fra le meno avvedute prese dagli indigeni dato il loro metodico sterminio intrapreso nei successivi due secoli di pulizia etnica dai discendenti dei coloni stessi. La festivita’ costituisce insomma una geniale revisione storica, il cui sucesso e’ legato proprio alla natura ecumenica di una festivita’ adatta a includere le moletplici realta’ culturali che formano la “pentola” etnica americana (ok, meno gli indiani, ma non si puo’ avere tutto!) in una “narrativa d’origine”, palesmente apocrifa, di armonia fra i primi coloni e gli abitanti nativi del continente. Piu’ solenne della festa di indipendenza e dello stesso natale la festa incapsula inoltre assai bene alcune caratteristiche nazionali come la sovralimentazione e il disagio nel gestire la sfera famigliare. Una volta l’anno la ricorrenza impone infatti, oltre alle ore passate ai fornelli, l’obbligo di una rituale giornata in compagnia dei propri parenti. Sui patemi e variati traumi psichici provocati da questa annuale riunione famigliare coatta sono stati prodotti innumerevoli libri, testi teatrali e film.

di luca celada
pubblicato il 26 novembre 2009
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Anonimo ha detto...

la visita ai parenti. http://www.repubblica.it/2003/g/rubriche/naviinbottiglia/visita-parenti/visita-parenti.html?ref=hprub

NdA