sabato 24 novembre 2007

double face

ho avuto un attacco di nervosismo, una sorta di "cadere le braccia" di fronte all'impossibilità di riuscire a risolvere una situazione con dei piccoli piccoli topi, nella piccola piccola casa mia con la grande grande finestra sul cortile. mi sono seduto sul divano pieno di sconforto, ho acceso una parisienne che però non vendono a parigi, ho parlato al telefono e mi sono rilassato. quando la mia mente si è svuotata da pensieri piccoli, pelosi e poco igienici, perchè l'emozione trasmessa da una voce non ha lasciato loro più spazio, tutto mi è sembrato più chiaro, mi sono rilassato; solo e nel silenzio mi sono ricordato che mentre tornavo a casa in metropolitana, a un certo punto è andata via la corrente, il treno si è fermato e sono rimasto bloccato senza luce nel tunnel per qualche minuto: io, gli estranei ancora più indistinguibili senza la luce e la mia musica nelle orecchie. una voce in sottofondo e ho tolto le cuffiette, dei suoni francesi ed incomprensibili. ho chiesto delucidazioni: un black-out, qualcuno si era buttato sui binari mi hanno detto. poi tutto si è riacceso, il treno è ripartito e la musica è ricominciata nelle mie orecchie. era tutto talmente inverosimile che ancora una volta mi ero voltato dall'altra parte.
non capisco, proprio non mi raccapezzo, o la coperta è troppo corta o esiste sempre il rovescio della medaglia oppure esiste un'altra medaglia. in ogni caso è una conseguenza del movimento, non abbiamo il telecomando per premere pause (letto come si scrive perchè è così che lo leggevi da piccolo sul telecomando del videoregistratore). riesco a fermarmi davanti allo specchio, ma vedo me e non tutto quello che c'è intorno. molti aspetti della vita assomigliano a riflessi deformati: quando sei in una casa degli specchi ed alcune immagini ti fanno ridere, altre ti spaventano e preferisci non guardarle, come fai quando c'è qualcuno per terra che ti chiede qualcosa o semplicemente soffre in silenzio senza il lusso di quel peccato mortale che è l'autocommiserazione. passi avanti o ti giri dall'altra parte, arrivi al massimo allo slow (di solito una funzionalità divisa a metà con il pulsante pause) ma poi tutto riprende alla velocità normale.
ricordo che il bagaglio culturale minimo richiesto ad un bambino per riuscire ad orientarsi nella casa degli specchi consisteva nel sapere di dover guardare per terra, vi erano delle linee che indicavano la presenza degli specchi o di passaggi liberi, facendo così, giocando sporco, si riusciva ad uscire in poco tempo dalla giostra, in modo velocissimo e senza sbattersi rischiando di farsi male. si usciva felici delle proprie abilità e soprattutto di averle dimostrate, ma allo stesso tempo poveri di emozioni della propria esperienza.

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