mercoledì 24 febbraio 2010

quisque de populo

dopo qualche tempo stasera ho sbirciato nella televisione italiana. mi è capitato un programma abbastanza interessante sulla politica. ora, io non voglio parlare di politica, è l'ultima cosa che mi sogno di fare in questo mio spazio digitale. la riflessione che voglio fare però, trattandosi di spazio autoreferenziale, riguarda la certezza inconfutabile che con le parole si può dire, per usare un'espressione comune, tutto ed il contrario di tutto. la differenza sta solo nelle orecchie di chi ascolta.

parlando di chi ascolta, non sarò nè il primo nè l'ultimo a dire che noi italiani, come componenti del popolo, siamo oggigiorno poco equipaggiati di coscienza civile e soprattutto critica rispetto a quello che ascoltiamo.

quando parla una persona ad un uditorio che è un Paese, il soggetto che ascolta non è un insieme di tutte le persone che compongono il popolo, ma Il Popolo, cioé un soggetto collettivo che ha una coscienza polverizzata e che, come diceva george brassens (se si è in più di tre si è coglioni), è un coglione.

quando i componenti del soggetto collettivo escono da questa essenza di uditorio per fare delle scelte personali sulla base di una coscienza critica che già di per sé è scarsa, ed è ancor di più diminuita dall'essere stai parte del soggetto collettivo nell'ascoltare, succedono i patatrac.

trattasi di uno status quo.

viva san remo!

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