lunedì 4 gennaio 2010

random

poi si finisce, ed io me la godo perché non ho ancora finito. mattina e caminetto sono delle realtà incontestabilmente vere. ciò che è restato è difficile da mettere a fuoco.
lo stronzo di telefono di un tempo, di un tempo sia come suoneria che come hardware, ha iniziato a suonare ad orario d'ufficio, senza che nessuno rispondesse, come in un ufficio.
addormentarsi non è facilissimo, ma la storia difficile è il RIaddormentarsi. ho immaginato le dita che entravano nei fori del telefono di un tempo, stronzo, 10 cifre composte in un'infinità di circa un minuto, ImmaginiamociConIlPrefissoInternazionale mi affretto a dire fra le labbra sottovoce. poi il cellulare mi avverte con voce suadente che "è ora di alzarsi" "per fare che?", gli rispondo.

negli ultimi giorni sfuocati e calorici ed etilici, non ho composto parecchi numeri: il classico caso delle persone, uomini e donne, che attraversano la tua vita e poi, a causa dalla stessa vita travestita da befana pigra, smetti di sentire.

ho acceso la tv made in italy per qualche minuto, banalità banale eccetto una cosa, una sola: pare che "la verità" abbia 28 anagrammi, tre dei quali sono "relativa" "evitarla" "vietarla".

un tempo, nel medioevo, le banalità si chiamavano diversamente, non so come, ma i luoghi comuni erano altre cose. erano come dei luoghi verbali che tutti conoscevano, invece di piazza santo oronzo, piazza a maggior ragione, per esempio. il luogo era l'argomento, che era comune perché lo si conosceva già.
spesso c'è gente che non perde neanche un secondo per dire "l'eccezione che convalida la regola", tutta compiaciuta di quello che ha detto. non lo sa, questa gente, che sta usando un luogo comune direi di secondo grado (luogo della regola e dell'eccezione e luogo comune nel significato di oggi), il che, secondo me, è grave.

nella misura in cui la banalità annoia, non mi piace. la noia in sé, però, mi piace.

poi scompongo, il linguaggio, la realtà, relativizzo, mi dissocio, rido ed ho paura.

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