giovedì 28 gennaio 2010

unconscious delivery and viceversa

quella notte non aveva tanta voglia di andare a dormire, indugiava davanti alla finestra aspirando dall'ennesima sigaretta della buona notte tirate profonde ed annoiate, ripetendo a se stesso che dopo si sarebbe infilato sotto le coperte. aldilà del vetro, il palazzo di fronte mostrava il suo interno attraverso le poche finestre illuminate: una sala non meglio identificata con un armadio, uno studio con scrivania in vetro e lampada hi-tech, una cucina vuota nella quale passava e spassava una giovane donna con un pigiama bianco. immaginare qualunque cosa su quegli ambienti e le persone che vi potevano abitare poteva essere un valido biglietto d'entrata per il luna park dei sogni. tuttavia l'immaginazione non partiva, o0ccorreva un'altra sigaretta della buona notte.

arresosi, spense distrattamente la cicca della sigaretta praticamente inalata in poche tirate, svuoto' il tutto nel sacchetto della spazzatura e si dedico' ad una lettura per "prendere sonno" (occupazione fra le piu' tristi in natura).

era cosciente del fatto che ogni qualvolta aveva una disputa con se stesso era quasi sempre l'altro a vincere e, in una situazione come quella, dopo innumerevoli indulgenze sempre con se stesso, non poteva lasciargliela di nuovo vinta. si alzo' di scatto per lavarsi i denti, perche' quando ci vuole ci vuole cazzo! si sentiva un eroe per aver vinto almeno una volta una sterile battaglia, seppur igienica, con se stesso.

oltre allo strano odore dell'asciugamano, gli parve come di ricordarsi di quel giochino che si fa con i pacchetti di sigarette: la fontana di fumo. si stacca il bollino del monopolio (spesso utilizzato poi dal gentil sesso come banconota nelle transazioni fra bambole e/o barbie adulte), si solleva un po' la mutanda del pacchetto praticando un buchino su uno dei vertici e vi si infila per meta' il bollino del monopolio arrotolato su se stesso. si da' la fiamma all'estremita' che esce fuori e una cascata di fumo scende dall'altra estrmita' infilata nella mutanda di plastica. tutto cio' voleva dire odore o puzza di bruciato.

usci' dal bagno semi inquieto e ando' a controllare nella sala. aprendo la porta una nuvola di fumo gli fece lacrimare gli occhi, la fonte della fontana era il sacco della spazzatura, la fonte della fontana era stata qualche sigaretta non spenta bene. cerco' di intervenire attraverso una serie di azioni: prendere il sacchetto fumante e gettarlo nel lavandino dle bagno mentre piccoli carboni ardenti di carta e plastica cadevano durante il tragitto sulla moquette immacolata, fece scorrere l'acqua nel sacchetto causando un aumento delle emissioni di fumo, se ne accorse e rovescio' tutto il contenuto del sacchetto nel water, tiro' lo sciaqquone otturando evidentemente il tutto. intanto la moquette aveva preso fuoco a chiazze, la sala era un campo di grano a cui era stato messo fuoco per renderlo piu' fertile. effettivamente il fuoco aveva fertilizzato le sue azioni, che erano diventate piu' veloci, meno melliflue, piu' adatte a meritarsi di andare dormire. riempi' un secchiello d'acqwua e lo rovescio' per terra, apri' tutte le finestre per far uscire il fumo di cui oramai non sentiva neanche piu' l'odore.

rimase in piedi, immobile con la vera sigaretta della buona notte fra le mani, a guardare l'appartamento praticmaente devastato piu' dalle sue azioni che dal fuoco in se'. i campi di battaglia dell'800 avevano sicuramente qualcosa in comune con il suo soggiorno. spense la sigaretta a metà e si infilo' velocemente nel letto. appena chiuse gli occhi napoleone in persona gli metteva fra le mani un foglio munito di sigillo cerato: doveva unirsi all'esercito francese per la campagna di russia, "speriamo di non fare troppi danni" penso', poi si addormento' dimenticandosi di tutto cio' che era successo, come avviene per i sogni quando ci si risveglia al mattino.

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