domenica 20 dicembre 2009

a volte ritornano e non si riconoscono

e se poi alla fine è come la storia delle foto di classe?

mi spiego, quando rivedi delle foto vecchie in genere, hai la percezione della differenza d'immagine. nel caso della foto di classe, hai come un uno shock estetico-percettivo, se così si può dire, tra le deiverse percezioni che avevi e che hai ora. non parlo solo dell'aspetto anni 90 o anni 70 o che so io, quello di cui parlo è quell'embrione di sensazione che sta giusto sull'uscio del pensiero che realizza le varie differenze. è una frazione di secondo, un attimo, poi scompare.

se pensi all'epidemia che sta uccidendo miliardi di peli di sopracciglia adolescenti attaccate su corpi maschili adolescenti, ti chiedi: non sarà che fra di loro, i ragazzi fra i 16 ed i 19 ed in alcuni casi più gravi oltre i 20, non hanno la stessa percezione visiva che, per esempio, ho io o tu? e loro come vedono l'immagine dei visi delle persone che non si spennano le sopracciglia? vale lo stesso per le loro compagne?
è contagioso?

forse, in un futuro dalle sopracciglia fine, quando si guarderà una foto di oggi non si avrà lo shock da foto di classe.
forse sarà il contrario, cosa che francamente spero vivamente.

mi porto dentro questi dubbi amletici avvolto in coperte di pile, fuori una milano di bianco vestita mi fa l'occhiolino per lo shopping natalizio..

giovedì 17 dicembre 2009

vuoto creativo di una giornata domestica

ci sono dei giorni nei quali la neve scende giù senza pensare troppo alla forza di gravità.
un sorriso ti si stampa sulla faccia guardando fuori dalla finestra, per qualche ragione topo-geografica la neve mi emoziona, emoziona chi non ci è abituato e, una volta che ci hai fatto l'abitudine, la sensazione di meraviglia-misto-felicità resta in maniera posticcia dentro di te.

poi si presenta un paradosso logico comunicativo:

è notorio che quando una conversazione, telefonica, digitale o a quattrocchi, giunge alla cronaca metereologica e/o all'espressione del proprio parere al riguardo, vuol dire che i tempi sono maturi per chiudere la suddetta conversazione.

se hai un minimo di approccio umoristico nella vita, usi questa considerazione come una regola intransigibile.

visto che sei emozionato dalla neve, in ogni conversazione, senza nessun nesso logico, ci metti dentro il fatto che sta nevicando.

l'emozione da neve è causa di isolamento comunicativo.

sabato 12 dicembre 2009

convivii

si parlava di grigliate.

ad un certo punto mi disse, a proposito di un alimento:

servono a fine ripasso, ti sorprendono piacevolemente
e servono a concludere e a sciacquarti la bocca;

hanno bisogno di un pò di tempo per cuocersi,
occorre metterli sul fuoco e, semplicemente,
dimenticarsene mentre si mangiano le altre pietanze.
quando meno te l'aspetti,quando ognuno sarà seduto ad
un metro dal bordo del tavolo, quando, dopo discussioni
e corto metraggi, la fame sarà ritornata,
ti sorprenderanno come un miraggio nel deserto.

dopo una pausa di silenzio sorridente concluse:
ma poi alla fine, l'importante è che abbiano la pelle, altrimenti
la carne dei gamberoni di terra non avrebbe nulla da dirti!

[traduz. mia].

martedì 8 dicembre 2009

shopping natalizio per l'arredamento del proprio ego

olindo aveva imparato a fare shopping da H&M, ma ogni volta era sempre lo stesso risultato.

entrava nello store, ci stava dentro delle ore, sceglieva e si diceva soddisfatto dei propri gusti. indossava, e si diceva disgustato dalla qualità made in china. poi guardandosi allo specchio del camerino, realizzava che la qualità made in china andava a nozze con le sue finanze.

leggera pausa riflessiva di olindo sullo stile: ma è davvero ontologicamente legato al denaro?

utilizzo della nota uscita di sicurezza "questione-di-principio" me-ne-frego-per-principio.

un paio d'ore dopo, ritroviamo olindo sul marciapiede, le mani libere di essere messe in tasca. una mano tiene letteralmente fra le dita i resti di una sigaretta letteralmente sfiammata. si sente stressato, sia lui che la mano che letteralmente teneva fra le dita una sigaretta letteralmente sfiammata che ora è stata letteralmente schiacciata a-modi-come-on-let's-twist-again con la punta del piede destro.
si sente come se gli avessero tolto i cavalletti che mantengono in equilibrio il cervello nella scatola cranica.

seconda leggera pausa riflessiva di olindo sull'impiego delle ultime due ore: ma a che mi è servito stare là dentro se poi non ho comprato nulla?

risposta che sfiora il paradosso del pensare-di-aver-pensato-di-aver-pensato-di-pensare. prima di riabbassare la maniglia della "questione di principio": me-ne-frego-per-principio, olindo scorge adamo che cammina sul trottoir carico di buste dalle grandi firme, come un modello di detroit.
la mente si svuota, non ci sono maniglie da abbassare, piccole riflessioni da fare, paradossi da utilzzare, c'è solo da mischiarsi nella folla.

olindo diventa uno qualunque.

lunedì 7 dicembre 2009

pensiero del giorno

l'effetto del cambio di stagione è come un popper "alla scurdata".

martedì 1 dicembre 2009

amoda

pieno di buoni propositi e come se niente fosse adamo si lancia fuori dalla porta della propia casa. sorride ed affetta un'espresisone sorpresa, ma è chiaro che ha sentito il rumore della serratura della porta dell'appartamento di fronte.

una ragazza dell'est, scura e lucente di pelo cadente sulle spalle, il colore della pelle decisamente in linea con la sua provenienza geografica, attende l'ascensore riducendo e riespandendo lo spessore delle proprie labbra di rosso pitturate.

adamo sorride, la ragazza dell'est che, senza troppa fantasia, risponde al nome di olga, dimostra un certo imbarazzo. evidentemente la manovra di adamo ha destato qualche sospetto. impigiamato, improfumato da far venire il mal di testa, tiene fra le mani un sacco della spazzatura che, in caso di discussione al riguardo e per non essere volgare, avrebbe chiamato pattume.

adamo è al settimo cielo al pensiero di dover dividere uno spazio cosi' costretto con la classica donna della porta accanto, le conseguenze olfattive non hanno importanza. i clichese' lo fanno sentire bene. viaggia di mente e di rimorchio. si illude senza saperlo.

un minimo di imbarazzo, del tutto legittimo, intercorre durante la discesa.

(sesto-quarto piano) adamo: de quanto tempo tu abitare in questo palazzo?
olga: sono qui da circa un mese lei?

(quarto-secondo) adamo:mi scusi pensavo non comprenderebbe bene l'italiano.
olga: sorriso affettato che termina troppo velocemente perchè l'altra persona non si accorga che si è fatto davvero uno sforzo di cortesia. poco importa, adamo si gurda allo specchio.

(secondo-primo) adamo: sorriso imbarazzato.
olga: inespressiva.

(piano terra) adamo inserisce una chiave nel quadro dei comandi dell'ascensore.
olga: a cosa serve?
adamo di slancio pensando di fare un coup de theatre: serve a viaggiare nel tempo, dove e quando le piacerebbe andare?
olga: al momento prima di averla incontrata, avrei preso le scale!

olga esce dall'ascensore lasciando adamo solo che, girando la chiave, discende sottoterra, nei locali delle cantine dove puo' gettare la spazzatura, pardon, il pattume.

domenica 29 novembre 2009

punkabbestisceddhru


ho cambiato la tasca del permesso di soggiorno, dalla posteriore destra alla posteriore sinistra dei pantaloni. ieri mattina ho notato sbirri svizzeri, equipaggiati come la police di detroit in robocop 1 e 2, che controllavano i cugini punkabbestia o come li volete chiamare voi. lì per lì il mio primo riflesso è stato quello di toccare la tasca destra posteriore dei pantaloni, vuota! ho setito il viso che veniva irradiato di sangue a fortissima pressione, poi mi sono ricordato del cambio tasca, ho estratto il permesso di soggiorno, ho guardato la foto e mi sono rassicurato, constatando, non senza un certo tipo di pensieri di orwelliana memoria, che io esisto.

solo nel pomeriggio, grazie al prode amico commentatore ed alla telefonata ansiosa dei cari che chiedevano delucidazioni, ho realizzato dei disordini verificatisi.

critica: ribellioni legittime ma vane, dotate a volte della stessa goffaggine con la quale i cugini di cui sopra ti parlano sbiascicando sotto l'effetto della benedetta special K, che dio la salvi!

sabato 28 novembre 2009

un'ottava ottica

vorrei giusto sottolineare l'importanza di un risveglio che si può definire solo con la parola placido. il sole fa sempre la sua parte, è il sole. ma era talmente tanto tempo che non ne vedevo uno, che quasi quasi mi ero abituato ad un mondo cromaticamente diminuito di un' ottava.
oggi c'è talmente tanta luce che persino l'accappatoio blu mi sembra bianco, o comunque svolge la medesima funzione dell'accappatoio bianco. c'è talmente tanta luce che... ma dove avrò messo gli occhiali da sole? e soprattutto, come si usano?

venerdì 27 novembre 2009

buon compleanno

si tratta del tempo.
ebbene, come un fulmine, come un flash, come il piü classico dei clic mentali, mi è tornata in mente una frattura nel cemento del marciapiede di fronte alla casa in cui sono cresciuto. vi ero seduto sopra quando, ad un'età direi preinfantile, mio cugino mi aveva convinto a cambiare squadra per cui tifare. la linea nel cemento, la divisione fra due ere (forse ero troppo impressionabile all'epoca, ma mi tranquillizzo pensando che certe qualità, o difetti- dipending on the angle of the dangle- sono inversamente proporzionali all'età). come un effetto cascata mi sono tornati in mente tutti i tombini della strada, i sette tombini di ockuto, i tornei di arti marziali fra i miei pupazzi - l'uomo tigre ed E-man ricevevano un trattamento di riguardo - che avevano come premio un casto accoppiamento con la barbie di turno sul non-troppo-immacolato (altrimenti non starei qui a dire quello che sto dicendo) letto nuziale della mater e del pater, sotto gli occhi impassibili di svariate madonne, in svariati tessuti e materiali, ora bi ora tridimensionali. a queste immagini se ne sono aggiunte altre, a bizzeffe, e se ne possono aggiungere altre, mie, tue, sue, nostre, vostre. il punto è quella sensazione di nostalgia, di sfuggito, di irrecuperabile, che tanto è vera quanto è banale. quella sensazione di coscienza di aver avuto troppa fretta, di non aver avuto pazienza nel crescere, come se, se fossi stato piü paziente, sarebbe cambiato qualcosa.

martedì 24 novembre 2009

l'effetto levier

a volte succede che delle persone non godano più di considerazione in quanto tali. l'espediente è quello di incominciare a inventarsi nuove identità, nuovi modi di essere, per godere di nuovo credito con altre persone, nuove anche loro. il meccanismo è perverso. ci si può inventare infiniti modi di essere di se stessi e godere di nuova considerazione con infinite persone che si possono incontrare. il rischio è quello che qualcuno dei noi stessi inventati e messi in piedi, inizi a scricchiolare, si sgretoli, scompaia davanti alle persone di cui sopra. chi ti ha dato credito allora cerca di risalire al te stesso immediatamente superiore e, se non è un Agosto ed è veramente incazzato, sente odore di bruciato e cerca di risalire i te stessi fino a quell'ameba che, incapace di svilupparsi, ha creato infinite versioni di se stessa, vuote. il principio è quello della matriosca. direi che ogni punizione è vana, vivere così è già di per sè una gran condanna..

lunedì 23 novembre 2009

la meccanica sociale è un misunderstanding ovvero agosto ed adamo

Agosto non si dava pace.
Gli piaceva credere all’idea dell’esistenza di un albero di ulivo grande quanto un baobab. il capo albero che comanda su tutta la vegetazione e che le ordina di produrre nell’aria, a mezzo di fotosintesi clorofilliana e secondo il suo arbitrio, sostanze che ora assopiscono i sensi e bloccano il cervello sulla superficialità, ora esaltano quel meraviglioso essere che è un uomo pensante.
Non era la prima volta che un’idea di questo tipo attraversava la sua mente. Era abituato a pensare a cose che lo sollevassero in qualche modo da qualsiasi responsabilità, che gli permettessero di dire “non è colpa mia”.
Ma la stessa ragione che lo portava ad elaborare questa idea, non gli permetteva di liberarsene: era rinchiuso in un circolo vizioso di autogiudicamento del tipo perché-sei-così? E-se-ti-domandi-che-sei-così-vuol-dire-già-che-sei-così!?
“devo pensare a cose che mi danno piacere.. che mi danno piacere e mi fanno sentire appagato. Gli sembrava di essere vicino ad una svolta, ma ad ogni porta che riusciva ad aprire se ne presentavano delle altre “ma cos’è che mi dà piacere? Che mi fa contento, dov’è finita quella calma che si spandeva dal centro del petto irradiando di tranquillità e piacevolezza tutti gli arti per il solo fatto di essere degli arti?”..”perché le mie sopracciglia non si rilassano?” “devo cercare la pace nelle discipline orientali? -Con tutto il rispetto delle discipline orientali ovviamente-si affrettò a farfugliare fra le labbra come qualcuno che parla da solo per strada senza neanche avere la scusa di un auricolare nell’orecchio. era importante per lui non offendere a causa della sua ignoranza.

Adamo era dall’altra parte della strada, camminava nella sua testa, un deserto di sabbia fra cui giacevano qua e là fossili di neuroni. “stasera devo andarci, metterò la mia camicia con i polsini bianchi e chi se ne frega del caldo, i polsini bianchi, se la camicia è nera, fanno figo…guarda questa come mi ha guardato! Lo sapevo già che spaccavo grazie…devo camminare più scocciato, più menefreghista, si è così che si fa bravo bravo” Si fermò di scatto per guardarsi nel riflesso del suo volto emesso dal finestrino dell’auto, una faccia anonima contornata da capelli scuri a spazzola, una faccia da centomila facce. “si sono ok” pensò “ma non capisco come mai a volte mi accorgo solo io di certe cose…guarda quello come cammina e quell’altro come lo guardano, guarda agosto com’è bravo a sembrare scocciato, lui si che è figo, le donne impazziscono tutte per lui, è bravissimo a recitare la parte di quello con la testa fra le nuvole, devo imparare da lui”.
Evidentemente nella concezione del mondo di adamo, gli uomini erano tutti uguali - cosa che da un certo punto di vista dovrebbe essere vera - si distinguevano per la capacità che avevano di interpretare situazioni standard della vita; mi spiego, il successo sociale, che per lui era la vita, dipendeva dalle capacità di fare ciò che era ben considerato di volta in volta, indipendentemente dalle contingenze, dai sentimenti propri, dalle personali inclinazioni, gusti e culture. Le contingenze, i sentimenti propri, le personali inclinazioni, i gusti e le culture erano degli accessori intercambiabili e variabili e soggetti a multiproprietà che servivano all’occorrenza per giustificare la miglior interpretazione attesa in una particolare situazione (come le virgole che avrei dovuto usare per questa frase…) lui non era cosciente di questo, sarebbe stato più mediato nei comportamenti se avesse avuto una capacità di astrazione che gli permettesse simili pensieri. “ricorda di dare tre baci, è così che si fa ora”
-Ciao agosto, che combini di bello- gli disse adamo avvicinandosi per baciarlo ben tre volte.
-Oi adamo che piacere- aveva risposto pensando al fatto che adamo fosse stato ingiusto con le sue guance alle quali aveva dato un numero di baci differente, tuttavia una persona sorridente e felice in una giornata così è sempre la benvenuta. Scostandosi si era guardato nel vetro del finestrino per assicurarsi che le sue guance fossero uguali.
“guarda con che non chalance si guarda allo specchio!? per controllarsi i capelli sicuramente, chissà come fa ad avere questo effetto spettinato, come si chiamava quella cosa autovped? Me la devo comprare” pensò con stupore adamo. “devo entrare nel bar con lui così mi vedranno tutti”
-Birretta? Chiese
-Why not!- sibilò agosto ottenendo uno sguardo allibito di adamo.
“ainoc…deve essere un giuoco di parole da ricordare…ma si, tipo caino, traditore che mi vuoi fare bere, è più figo di dire perché no” pensava adamo mentre felice come una pasqua entrava nel bar abbondantemente frequentato.
Agosto si sedette ad un tavolo presso un albero, adamo registrò subito l’informazione eleggendo quel tavo lcome il-miglior-tavolo, senza pensare ai benefici dell’ombra.
-Che mi racconti di bello? Iniziò adamo dopo aver fatto toccare la propria bottiglia con quella di agosto seduto di fronte.
Agosto non rispose subito, era impegnato a cercare un verbo che in italiano, a parte brindare, indicasse l’azione di urtarsi fra i contenitori di bevanda alcholica possibilmente in vetro.
Adamo attese ostentando finta tranquillità, era così che si faceva, senza fretta, e che diamine!
-caro adamo è una giornata un po’ del cazzo, sei la prima persona sorridente che ho incontrato oggi- cercò di riassumere agosto.
- beh io sorrido di mio, non ho tempo di pensare a quello che fa la gente, dentro di me è tutto un uolkin progress- Aveva risposto adamo auto-complimentandosi per i suoni di ciò che aveva detto.
Agosto non ascoltò veramente, il profumo dei gerani lo aveva distratto, tuttavia sorrise di rimando, per cortesia, per gratitudine quasi, dopo tutto era stato invitato.“come diamine fa questa persona che ho davanti ad essere così felice, ride, ammicca, ok con quelle sopracciglia rifatte è un po’ ridicolo come quasi tutti in questo posto, ma non ero io che poco fa criticavo l’estetica non riflettuta qualunque cosa essa voglia dire ed inizio a pensare che non voglia dir nulla?”
Dall’altro lato del tavolo adamo cercava un argomento di conversazione che stimolasse il suo nuovo compagno. decise di raccontargli, inventandoselo di sana pianta e senza neanche cercare degli appigli per sostenere la sua storia, che era innamorato.
-ok, visto che siamo alla seconda birra, te lo posso dire, sono cotto di una che ho incontrato ieri sera in piazza, una straniera, ci siamo messi fitti fitti a parlare tutta la sera e quando l’ho salutata mi ha spinto in un vicolino ed abbiamo fatto l’amore in piedi. Ora quando cammino mi sembra di volare.
-beh mi sembra giusto che tu abbia questo bel sorriso stampato in faccia, ora capisco tutto.

Permettetemi ora di lasciare per qualche riga i due stimati protagonisti con la loro terza birra a mezz’aria per sottolinearvi in maniera molto sintetica l’ingenuità di Agosto e la sua credulità, l’assenza di capacità critica nei confronti delle persone con cui si confronta. Questa assenza è una del genere di ragioni per le quali agosto, dopo aver capito in ritardo l’attendibilità di un racconto o un messaggio non verbale comunicato da una situazione, si impegna ad elaborare teorie del tipo il-grande-ulivo-baobab-re-della-vegetazione, per non dire a se stesso che era stato un coglione patentato nell’ aver creduto a ciò che gli era stato detto o non aver capito ciò che era successo. Per quanto fosse notoria la sua intelligenza.
Accadeva tutto nella sua testa, ma non era granché tagliato per il mestiere di vivere. A volte però era fortunato.

- avrai modo di rivederla? Chiese agosto scolando la piccola bottiglietta ricoperta di bruma e ricordandosi che brindare si potrebbe dire anche tintinnare.
Vi fu un attimo di silenzio nel quale adamo si impose di non rispondere per sembrare calmo, agosto pensò che il silenzio fosse la risposta e si alzò per svuotare la vescica riempita dalle birre.
Adamo un po’ basito pensò che avrebbe dovuto quanto prima riproporre l’interruzione del discorso a mezzo alzata dalla sedia alla che-me-ne-fotto, perché gli era sembrata una cosa figa, dopo tutto le parole sono solo parole, i gesti fanno di più. “magari voleva dirmi che queste cose così rimangono così, che non c’è bisogno di parlarne?”.
Guardandosi allo specchio agosto si era accorto di essere un po’ alticcio, però andava meglio, fare quattro chiacchiere, incontrare qualcuno che gli parlava d’amore era una fortuna, avrebbe voluto continuare il discorso, si affrettò verso il tavolo.
-allora la rivedrai? Chiese
- partiva oggi, sono cose così agosto, cosa vuoi che ti dica!? Disse adamo avendo cura di tenere l’orlo della bottiglia vicino alle labbra in un atteggiamento affettato e pensando di aver trovato una sintonia con l’interlocutore.
“le pene d’amor” pensò agosto e sorrise un po’ malinconico.
“mi sorride, è fatta, siamo amici” pensò adamo.
-mi hanno invitato ad una festa stasera, visto che CI CAPIAMO io te, ci facciamo un salto?
-Why not? Rispose agosto
“sì, deve essere per forza qualcosa che ha a che fare con caino, la perdizione ed il peccato, me la devo ricordare questa, “ainoc!” pensò adamo.
Un po’ barcollando uscirono dal bar, si strinsero la mano con l’intesa di rivedersi dopo. Si divisero e alla distanza di cento metri, splendida metafora della vicinanza di due esseri, adamo, autopuntandosi l’indice contro, gli urlò –ainoc!.. voleva dirgli che era un birbante, un peccatore e che lo portava ad una festa.
Agosto sorrise cordialmente e, per l'ennesima volta senza aver capito, si avviò verso casa con i suoi pensieri alleggeriti dall’alchol.

giovedì 12 novembre 2009

terzo giovedì di novembre

ebbene me ne sono di nuovo dimenticato.
recandomi a casa in fine di
una giornata, per riparare,
mi sono fermato in un'enoteca chiedendo del vino novello.
risposta: il vino novello è pronto ogni anno il terzo giovedì
del mese di novembre.

ho ringraziato e me ne sono uscito. nonostante
la soffiata di un amico,
nonostante la recidività della dimenticanza §§§, il senso di colpa mi si è affievolito.

domenica 8 novembre 2009

hooks theory, to erpes

during the winter, actually at the beginning of the autumn, in geographical places where the climate is very humid (sic full of humid), environmental conditions are perfect for the headache birth. Here we want to talk about an unusual headache that you can easily describe trough the image of a lot of hooks litterally hooked up at the base of the head, just at the end of the neck, where hair starts its covering. the higher is the point of the hook penetration the worser is the pain. there are no particular remedies against "hooks". personal cases are very different. it is admitted that, in male patient, ejaculation (what ever is the method used)can reduce the intensity of hooks pressure and, as a natural consequence, the pain. there are no significant effects of anti-inflammatory drugs. in some cases, it is admitted that thc therapy can give the illusion of unhooking the hooks but, on the other hand, it is so dangerous because it can increase the pain after the thc effect. so, if you want to avoid this possibility, you have to keep the thc level at a certain standard level until you are reduced at a double electrons brain. of course life style has a preminent importance in the chances of pathology appearing (alchool, biorhythm regularity, sexual life, friends' intelligence, "home salubriosness", dealer and so on) . in the worse cases, "hooks" go with temple razor-blade that, at the time of the present essay, are still something of unknown.

martedì 3 novembre 2009

Yvette

di notte, quando ci sono un pò di nuvole ma non troppo fitte e la luna non descrive ancora la sua circonferenza, le luci dei centri abitati si riflettono in un rossiccio nel cielo. sembra come se il colore un pò sfumato si sia incastrato fra i vapori. rosso di sera pensi, in barba alle connessioni temporali che vorrebbero l'applicazione del noto detto al momento del crepuscolo. il giorno dopo, puntualmente, un naubifragio si abbatte su un asfalto incapace di riflettere le luci e le ombre, perché non vi sono ne luci ne ombre, semplicemente una coltre uniforme e grigia che avvolge tutto.
mi guardo negli specchietti delle macchine e nei vetri di dapperttutto per trovare una rassicurazione cromatica di me stesso.
a metà giornata va meglio, oramai è fatta, una volta partiti il movimento continua per inerzia. quando è sera, poi, non senti più la differenza, ti accorgi che il tuo corpo e la tua mente reagiscono, in maniera spontanea ed indipendente dalla tua volontà, a stimoli pratici che provengono da un passato molto più che prossimo. mi riscopro fuori da un negozio con in tasca il contratto di affitto della mia nuova cucina elettrica: ha quattro fuochi ed un forno con il grill.

sabato 31 ottobre 2009

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prima o poi qualcosa di piü corposo sull'iconografia cristiana mi verrà in mente.

tempo di lamapadine

devo confessare che le persone losche qui si notano subito perché emanano tensione. e non parlo della tensione che spesso emana un rispettabile ed onorato amico di cui qualcuno potrà intuire l'identità. parlo di una tensione da losco, da persona che fa una cosa che non si potrebbe fare.

sto per arrivare a casa, per la strada uno scooter super elaborato ed in moto - la marmitta arrows mi fa tornare in mente periodi ricchi di acne - aspetta con qualcuno seduto con mezza gamba sopra. teso, biondo ed ingelatinato. ha un giubbotto di jeans da persona dell'est. passo e lo guardo, gli sorrido perché mi fa pena da quanto è teso. mentre sto per inserire il codice per entrare nel palazzo, giunge sparata un audi ottanta - anche lei ricca di ricordi, ognuno di noi ha o dovrebbe avere dei souvenirs legati ad un audi ottanta - si infila in un anfratto che sarebbe l'entrata di un garage, ma, meraviglia delle meraviglie, resta ferma ed accesa lì. il tipo dell'est balza sullo scooter e raggiunge la macchina che fa finta di entrare in un garage. il rumore della marmitta è assordante. qualcosa passa attraverso il finestrino aperto dell'audi ottanta ed il ragazzo fila via, diritto, con il rumore dello scooter che lo precede di svariati metri. ci prendo gusto e torno indietro dall'altra parte dell'isolato. il ragazzo ha fatto il giro e lo incrocio proprio all'angolo, mi guarda terrorizzato ed abbassa la visiera di un casco integrale che, indossato stando su uno scooter del tipo formula 50 (credo si chiamasse o si chiami così se ne esistono ancora e mi sia permesso di dire che si tratta di uno dei prodotti di locomozione a motore dall'estetica peggiore che abbia mai visto) dà come l'impressione di un calzino bianco sotto uno smoking nero.
in tutto questo mi è sfuggita l'audi ottanta che , ovviamente e nella maniera più tesa e più losca che si possa immaginare, ha sgommato e sfrizionato andando via dopo aver effettuato un non meglio identificato scambio che, in realtà, mi è sembrato più un atto unilaterale di ricezione, teso. me ne ritorno verso casa.
all'angolo una ferrari gto - tipo la macchina dell'uomo tigre quando è naoto date - è mal parcheggiata con una ruota sul marciapiede, neanche fosse una regata o una ritmo. ne discende un uomo di mezza età, capelli bianchi simil-pettinati, scia di profumo che ancora cerco nelle profumerie degli aeroporti. chiude lo sportello con le chiavi, infatti le ritmo mi pare non abbiano la chiusura centralizzata con il telecomando e credo neanche le ferrari gto. cammina con non-chalance dopo aver parcheggiato alla che cazzo me ne fotto una macchina non proprio comune come se fosse la feccia delle macchine comuni. si infila la giacca mentre cammina. gli passo accanto e percepisco quanto è rilassato. un sorriso mi si stampa sul volto.

venerdì 23 ottobre 2009

di una sera

quella sera non era calata l'umidità, ma l'aria era diventata comunque piü densa. le foglie degli alberi avevano perso il loro colore, persino le occhiaie delle persone si erano inspessite. era come se tutto fosse diventato piü pesante, come se la forza di gravità avesse aumentato la sua pressione sulle cose e sulle persone. rientrando in casa a fatica per l'attrito dell'aria, passando sopra un ponte, notai un uomo, la cui figura e modo di abbigliarsi inducevano a pensare che fosse distinto. si sporgeva lungo il passamano. aveva un'espressione preoccupata e, anche vedendolo da lontano, dubitavo che fosse li' per compiere l'insano gesto. sotto al ponte la strada passava a non piü di 5 metri. volendo, per suicidarsi, ci si poteva scegliere un posto ben migliore. era una delle migliori rappresentazioni del dispiacere, affacciato ed attento a ciö che accadeva di sotto. spinto dalla medesima curiosità ho sbirciato anch'io: una splendida ragazza seduta in una macchina, lato guidatore, sportello aperto e luce dell'abitacolo che rifletteva i suoi capelli biondi e lunghi; di fuori un giovane ragazzo con il viso del senso di colpa e con nessuna particolare altra caratteristica. in quegli attimi non successe nulla di diverso dal silenzio. non riuscii ad interessarmene. l'uomo distinto invece ascoltava anche se non vi era nulla da ascoltare. come la faccia di una nonna o una madre che guarda in tv qualcosa di spiacevole che accade a persone di cui ignora praticamente tutto a parte l'aspetto fisico, l'uomo aveva la faccia preoccupata come reazione da spettatore a ciö che era successo poco prima - poiché sicuramente qualcosa era successo oltre al silenzio di cui ero stato testimone, lo si percepiva, o, ed il dubbio mi sfiorö per una frazione di secondo, forse era un'illusione dovuta alla maggiore densità dell'ariai. mi allontanai, come se mi fosse stato concesso di sbirciare un pö e null'altro, come se una vocina dentro di me, senza alcuna plausibile ragione, mi avesse detto "ora basta, allontanati, non ne hai il permesso". l'uomo, che a quel punto, nonostante il cappello e la sciarpa, aveva cessato di essere distinto ai miei occhi, mi guardö un attimo in maniera anonima, senza cercare una complicità. poi perö scosse il capo in segno di disapprovazione. sul mio viso il nulla dipinto su di un'espressione che accennava la sorpresa. lui rimase li', immobile. io mi allontanai e, dopo un centinaio di metri, già pensavo alle mie occupazioni casalinghe sperando che l'aria tornasse rarefatta quand'anche rinchiusa tra quattro mura. mi voltai prima di svoltare e l'uomo era ancora li', sul parapetto.
il giorno dopo, passando fuori da un'edicola, la cronaca esponeva la notizia dell'omicidio di un uomo sulla tentina sotto quel ponte.

giovedì 22 ottobre 2009

100 frenghi

sono una persona abbastanza equilibrata, o almeno credo di esserlo. essendo una mia personale percezione di me stesso, molto probabilmente non sarà vera, per la regola di esperienza che vuole che le nostre percezioni non corrispondano sempre alla realtà, ammesso che una realtà esista. ho iniziato con una semplice frase e sto rischiando di infognarmi in problemi metafisici (credo) piü grandi di me. keep it simple! dunque, dicevo di credere di essere una persona abbastanza equilibrata, ho un buon margine, un rach, di valutazione delle cose. e dicevo anche che probabilmente questa affermazione non è cosi' vera. in ogni caso, la novità da annunciare è che sono diventato intransigente in fatto di insalate. sto sviluppando una dipendenza per l'insalata, cosa abbastanza strana, e piü si sviluppa questa dipendenza, piü divento un purista. deve essere verde, niente cose strane tipo mais o uova sode dentro, altrimenti non avrei preso un'insalata. niente sesamo, - che dio ci scansi dal sesamo!- olive e cose che imbrattano il colore verde dell'insalata. le carote sono ammesse solo se tagliate alla julienne e poi, l'unica e grande eccezione che ammetto, è una salsa fatta di senape, olio e qualcos'altro; altrimenti solo olio e sale. se sono su al sud magari un pö d'aceto. l'unica giustificazione che riesco a darmi è che la rigidità sia una conseguenza elvetica dell'essere in Helvetia.
credo sia per la medesima ragione gli sbirri svizzeri fanno i verbali alla gente che non lavora e che va di fretta e che, soprattutto, è in bicicletta! giuro che non ci credo ancora, ma il foglio che mi ritrovo nella tasca è una verità storica incontestabile, altro che negazionismo!

giovedì 15 ottobre 2009

l'amicizia non ha calorie

con il sole che non scalda e le mani che si irrigidiscono diventa difficile pensare. si aggiunga a questo la moquette che mi si è piazzata sulla lingua. una moquette spessa, anni ottanta e credo neanche troppo pulita, causata dalle migliaia di millimilligrammi di pillole medicamentali che sono costretto ad ingurgitare per i capricci della mia faringe. Si aggiunga che solo tre giorni fa ho scoperto di non avere più le tonsille - e sia detto per inciso che secondo me tonsille si dovrebbe scrivere con la zeta, tonzille, ma vabé, non starò qui a tediarvi con le mie convinzioni semantico/linguistiche genuine o causate da problemi logopedico/infantili- e potete immaginare come ci si può sentire dopo aver scoperto di essere stati privati, senza saperlo, di una parte del proprio corpo; stronzi! ho pensato, poi ho detto vabé.
vesto un tuttavia in maniera invernale, perché mi è giunta voce che ormai su svariate longitudini e latitudini il termometro è andato giù, per dire che, nonostante tutti i si aggiunga che precedono, sono riusciuto ad enucleare una frase che vale soprattutto con un certo tipo di amiche tout-court, forse anche con le sorelle, con gli amici direi di no, ed è quella del titolo.

venerdì 9 ottobre 2009

vacuum

in fondo a una giornata, alla fine di una serata, a pochi passi dal letto. chissà cos'è quel piacere malsano che provo nel privarmi del sonno. chissà, o cosa sarà, come dice la canzone. oggi ho sentito parlare di Pascal, pare sia un uomo vissuto durante il 17esimo secolo che ha inventato, tra le altre cose (fra cui alcuni aforismi innocentemente finiti sui diari di scuola o colpevolmente citati da persone adulte nei vari social networks dei quali, lo ammetto, sono succube), il calcolo delle probabilità. grazie a lui, oggi, ogni nostra futura azione, basandosi sul passato, può essere trasformata in numeri, in probabilità che si verifichi, appunto. e più sono le cose del passato che si mettono in conto, più le probabilità che qualcosa si verifichi nel futuro sarà precisa. pensandoci bene, il futuro, come è stato detto dai filosofi (resto sul vago perché non saprei dire chi, ma qualcuno l'avrà pur detto) non è altro che un'astrazione, non esiste. adesso non esiste me stesso che fra pochi minuti deciderà di infilarsi nelle coperte e cercare di dormire, senza alcun motivo plausibile dico cercare, perché basterebbe semplicemente farlo. adesso non esiste me stesso che si accenderà una sigaretta prima di aver messo il punto a questo post. adesso non esisti tu che fra pochi secondi avrai finito di leggere alzando le sopracciglia ed inarcando le labbra in un'espressione incerta, come il futuro, che non esiste.

domenica 4 ottobre 2009

*

quando succede succede, te ne accorgi ovviamente solo quando tutto è avvenuto e non puoi farci niente, non puoi tornare indietro. anche se ci sono tutte le spiegazioni possibili, tutte le ragioni per riderci su, per rendere plausibile quello che hai fatto. oramai la lettera scarlatta ti è stata cucita addosso, una grande C, mastodontica, fosforescente, la c di coglione.

giovedì 24 settembre 2009

ricordi domestici di cio' che forse riaccadrà

sono entrato nella mia stanza, sono riuscito e sono andato a comprare della benzina per mettervi fuoco.
solo un incendio, una bomba o un' implosione può salvarmi. gli oggetti sono vivi, le magliette strisciano per terra e fanno comunella con le mutande, le scarpe si accoppiano tra di loro, formano un groviglio e simulano uno sfasciacarrozze con auto sportive mal ridotte e nuove fuoriserie dorate. i libri mi guardano inespressivi e dalle loro pagine fuoriescono fogli bianchi scarabocchiati: dei micro palazzi con i panni stesi che svolazzano, dei palazzi che barcollano e formano grovigli di lettere che non possono parlare, aspettano solo di essere lette.

spazi vuoti che attendono di essere riempiti, moquettes bianche ed immacolate che ho della pena se penso a cio' che accadrà loro. luce tanta che entra dalle finestre ed un panorama ed un'eco che mi disorientano, la serrautura della porta è tutta strana e la mia mente visualizza cio' che potrebbe essere, impaziente di vedere cio' che sarà, come se ad occuparsene dovesse essere un altro e si trattasse di una sorpresa.
una cosa buona pero'già c'è, sono assicurato!

lunedì 21 settembre 2009

un trivial pursuit prima della delocalizzazione del blocco dell'est

io non lo so, ma come si fa a voler proibire il pezzo più funky
che si potrà mai ascoltare durante la celebrazione di una messa?

credo che abbia una grande importanza e vi spiego perché.
i più di noi - qualora non fosse così non me ne vogliate, non ho assolutamente nessuna voglia di entrare nel merito di una conversazione sulla fede, nè il cervello
per trovare un modo politcally correct per dire quello che sto dicendo-
hanno un ricordo della celebrazione della messa che risale nel passato,
a quando si avevano i sensi e le riflessioni dei bambini, nell'età della spugna.
Si aggiunga che gli happening spiritual-cerimoniali recenti, perché spesso legati ad
unioni matrimoniali di amici se del caso anche loro recenti, non sono in grado
di dare le medesime sensazioni: il punto di vista è diverso, non sei più un bambino, non sei più una spugna.
anche se in fatto di comportamenti infantili sei messo comunque molto bene, sei oramai un adulto ed in quanto adulto non puoi cogliere, non puoi capire, non puoi subire. sei un invitato, un testimone, stai pensando alla festa dopo, stai guardando la bionda in terza fila, sei poco influenzabile in quel momento.
Significa che questa canzone è stato uno dei tuoi primi contatti con la musica e di conseguenza il senso ed il gusto musicale, le inclinazioni melodiche qualunque cosa esse siano, il ritmo ed il riff etcetera etcetera, sono nati e si sono sviluppati grazie a questa canzone.
Ebbene la notizia è che il vaticano l'ha proibita. Anche se qualche amico in futuro si sposerà in chiesa, o farà figli, o farà loro infilare una serie consecutiva di sacramenti per i quali è richiesta una festa con annesso ristorante al neon e catenine d'oro come regali che vanno per la maggiore, non avremo più la possibilità di sentire questo gran pezzo.

giovedì 17 settembre 2009

il piacere nell'occhio, o con le ciglia

se poi ci pensi bene, non vi è un granché da dire più o meno su tutto, aldilà di quell'atteggiamento da saputello; è un fatto che quasi tutto ci sembri un pò così, ovunque tu sia e qualsiasi cosa tu faccia. il punto è che l'unica lente con la quale puoi vedere le cose sei tu, è il tuo io. appena ti perdi di vista diventi una pecora, nel senso che segui e quindi non hai una individualità nel senso proprio del termine. poi se sei una pecora anche nel senso che si spaventa, beh sono problemi tuoi.
siamo tutti egocentrici, e se la cosa non vi trova d'accordo, diciamo egocentrici in senso lato, che è un modo per prendersi per il culo.
se ci pensi non esiste l'oggettività, tu sei un occhio pensante, come in un geroglifico dove c'è il triangolo con dentro un occhio che rappresenta un dio. tu sei quell'occhio, se sei anche un dio poi sono più o meno fatti tuoi, e tutto quello che vedi è così per te. credo ci siano dei filosofi o pensatori che hanno espresso in maniera certamente più compiuta quello che voglio dire: c'è della gente che ha una capacità di astrazione incredibile, come se usasse google earth senza perdersi mai. io mi limito al mio. e per quel che riguarda me e google earth, faccio fatica ad individuare la via del paese in cui abito o abitavo o abiterò.
detto questo, giusto per descrivere il mood della giornata, vi racconto una piccola storia, una cagata di storia e, a conferma del cappello, ognuno la vedrà come gli pare, sono quasi certo che la maggior parte penserà di dedicarmi ad attività che abbiano più a che fare con la fortuna (per esempio la cosiddetta riffa)


il signor M. inseriva la chiave nella serratura. un appartamento sciatto, disordinato come la sua mente, in verità pregevole ma penalizzata da una corporatura ed un portamento molto vicini al ridicolo. accendendo la luce esplose lui con tutto il suo bagaglio di vissuto. la colpa era stata del gas, un fornello colpevolmente lasciato acceso durante la mattina, il signor M. sacrificò il caffé della moka ad un lavaggio profondo della dentatura, tardò e dimenticò. dunque, a toletta ultimata e con un basso livello di caffeina nel sangue, si diresse verso il suo posto di lavoro da impiegato presso la multinazionale di competenza. notò subito Miss D., se ne era innamorato 7 anni prima quando, ottenendo una internship sottopagata ed avente un valore ampiamente superiore alla dignità di colui che la espletava, la incontrò nel locale delle fotocopiatrici (LINK), ed estrasse per lei la copia di un fax proveniente da dusseldorf. oramai insensibile ai flash della macchina fotocopiatrice, affrontò con temerarietà l' altezza e l'umore degli zigomi di Miss D. e ne cadde subito prigioniero. dopo anni ed anni di tribolazioni, di amore covato ed idealizzato, oggi aveva ottenuto un invito a cena, era tornato per cambiarsi d'abito e magari dare una strizzatina al cobra, che non si sa mai, e non ebbe neanche il tempo di togliersi la giacca che tutto era andato in fiamme ed abbastanza fumo.

mercoledì 16 settembre 2009

3 cose spiazzanti in 3 giorni

la faccia del ragazzo sulle confezioni kinder chocolate é stata cambiata, i denti sono pero' sempre gli stessi, come lo é la scrima (la riga?) ai capelli, un taglio alla piccolo lord, tale e quale a quello che mi veniva praticato dall'ancora in attività maestro augusto della menchia.

metropolitana non vuol dire necessariamente che i treni debbano passare sottoterra.

giuro che è vero, ho incontrato una persona che lava le mani prima e dopo di svuotare la vescica. per igiene demente contro la libera mente ma a favore di quella dei genitali e delle mani. concedo il lavaggio delle mani post, ma ante è un pò troppo. sembrerebbe invece sia più importante il lavaggio ante.

venerdì 11 settembre 2009

l'alluce verde

dopo ripetute sollecitazioni, innumerevoli citazioni, richiami diretti ed indiretti, è giunto il momento. in verità siamo anche un pò in ritardo, l'anno precedente il premio fu conferito all'unanimità e verbalmente durante il mese di agosto, poi venne formalizzato in seguito: LINK

si tratta di una storia di outsider, di ballottaggi e di serate iniziate così e finite alla frutta. tra i candidati anche il sottoscritto già vincitore in passato, poi defilatosi per manifesta inferiorità verso colui che si prospettava il FRESCHEZZA della più volte citata ed ormai conclusa estate- giuro che è l'ultima volta che ne parlo!
il suddetto presunto freschezza, rivelatosi poi un se-dicente ed a tratti
da-altri-dicente freschezza fra cui, come detto, il sottoscritto, ha visto sgretolarsi la gloria fra le mani, come un cumulo di sabbia asciutta che scivola via tra l'anulare ed il mignolo.
è successo che in una sola settimana, cioè in 168 ore, una leggiadra e rediviva donna ha come iniziato a spruzzare da tutti i pori granita al sapore di vita, procurando refrigerio ed ilarità - appunto - a chi le stava accanto.
non me ne voglia il caro amico, al quale vanno gli onori delle armi, che , combattivo fino all'ultimo, forse si è reso colpevole di essere stato troppo sicuro della vittoria e proprio per questo è caduto dall'alto.
complice forse l'assenza di regole o forse la tensione che volente o dolente ad un certo punto questi ha iniziato a comunicare proprio durante la riscossa della vincitrice, il caro amico ha ceduto il passo e, come in un'equazione, è avvenuto il sorpasso.

Prima di conferire, vorrei spendere qualche parola sulla natura del premio incarnando forse ciò che esso non significa e non rappresenta. si tratta della freschezza, quel tipo di freschezza che può essere piacevole anche quando fa freddo e che quindi non conosce il suo opposto nel medesimo genere (es. freddo-caldo). si tratta di un valore che tende all'assoluto, che non ha opposti fra cui scegliere, la freschezza è la freschezza, si può essere freschi o non si può essere freschi. ovviamente se non si è freschi si è altre cose ma non del medesimo genere, ad esempio pesanti o tesi o scialbi o morigerati e chi più ne ha più ne metta LINK (si consiglia di dare un'occhiata al link dopo aver letto il post. frase che non si può sentire, ma in italiano suonava peggio "dare un'occhiata al collegamento dopo aver letto il testo pubblicato")

Sottolineo, infine, che è proprio l'assenza di regole che caratterizza l'importanza del premio. ciò che conta è l'impressione lasciata ai giurati- anche se non vi sono giurati propriamente detti - una sensazione quasi impercettibile e difficile da formalizzare, un barlume che fa esprimere il genio, quand'anche questo sia una componente pari allo 0,0001% della nostra persona.

ciancio alle bande, è con i migliori auguri del caso che il premio freschezza 2009 viene conferito sul filo di lana alla signorina butterflyforyou24, già loso24.

mercoledì 9 settembre 2009

834 (Standing on the verge of getting it on)

infilami in un edificio tutto di cemento, spazi ampi, molto ampi e, al piano terra, tanta luce naturale, finestre cosi' pulite che non ci crederesti, haivohglia a strofinare i vetri delle finestre di casa, magari per una fissazione tutta al naturale, niente da fare, non otterrai mai un effetto simile; infilami in un edificio di cemento, dicevo, ed al primo piano noto muri ricoperti di legno e le luci sono al neon - odio le luci al neoin se sono nei ristoranti, in un edificio del genere s ene puö discutere - file inimmaginabili di ragazzi, di tutti i colori e di svariate gradazioni di cattivo gusto nel vestire. loro ostentano serieta', io ostento intransigenza verso l'ambiente, in particolare verso le persone che occupano i gradini piü alti della sopra citata scala di gradazione di cattivo gusto. sono quasi tutte donne, il che è peggio se si parla di cattivo gusto. mi offrono un caffè nenahce troppo annacquato, mi siedo per terra come fanno tutti, li vedo intenti e concentrati a compilare dei questionari che credo seri, dö uno saguardo e capisco che si tratta di quei questionari di valutazione socio-marketinghiani del cazzo che servono alla struttura che ti offre un servizio per migliorarlo. mi fermo un attimo e mi chiedo come mai tutti spendano tanta energia per compilare per bene i suddetti questionari, mi accorgo persino che rispondono alle domande aperte. io, che ho deciso di essere intransigente a priori, spunto tutte le risposte negative "insuffisant", sbarro le domande a risposta aperta e quasi accartoccio il foglio macchiandolo di caffè prima di consegnarlo, cosi'. probabilmente, questi questionari funzionano ed esistono società migliori, l'utopia pare quasi un concetto meno utopico dove mi trovo ora, ma non mi va di meravilgliarmi, non so il perchè, ma so il percome: essendo intransigente, per una questione di coerenza con una decisione presa a priori.
mentre il tempo passa é giunta l'ora dell'inoclonnamento della fila, mi alzo in piedi ed infilo le cuffiette dell'ipod nel posto in cui si infilano. play. le ginocchia iniziano a dondolare, i capelli a muoversi davanti agli occhi, tutti sono seri e non li vedo piü.. come in controluce alla realtà fisica in cui mi trovo, come una sovrapposizione tridinmensionale ed eterea, scorgo una massa di gente danzante, sullo sfondo il mare con una luna piena che dipinge uno specchio argenteo sulla superficie scura dell'acqua. la meravigliosa mia amica con due g&t in mano che salta e danza ed è bagnata come se le avessero fatto un gavettone, salta e ride e perde il fiato, sbatte, perde il contenuto dei bicchieri, perde il contenuto dei polmoni, ma salta e ride e continua a saltare e ridere finche non lo faccio anch'io-; un'altra meraviglia di amico che sta per decollare sulla pista, ha delle alette attaccate ai talloni, come hermes; piü in là una spalla snodata, un braccio in aria, delle sopraccialgia inarcate che mi guardano dal basso, le braccia alate, i gavettoni, il gin tonic, un amico torna dalla spiaggia dopo essere scomparso per un pö, quest'anno è andato forte. finisce la playlist del djset di dj set che sarei io, ritorna il silenzio quasi austero, ma ordinato e rilassato, mi riscorpo con un sorriso a tutti denti, una montagna di fogli nelle mani ed un fogliettino verde come quelli del supermercato con un numerino sopra che è il medesimo numero che lampeggia su uno schermo davanti a me. Moessiè dematis!

ps nella foto sulla tessera universitaria che mi è stata data dopo tre ore di file e fogli, sembro un surfista, spero rimanga quella per sempre..

giovedì 3 settembre 2009

A/R

la bandierina bianca è agitata da aliti di un timido scirocco, l'aria melensa conferisce un'atmosfera al tungsteno a questa spiaggia (si veda "modalità tungsteno" di una normale fotocamera). io e la mia melanconia ce ne stiamo seduti, i piedi nella sabbia, agitando i pensieri come i cubetti in un bicchiere di caffé in ghiaccio appena bevuto.

sabato 22 agosto 2009

felce azzurra

un mio cuginetto immaginario, con età oscillante fra i 4 ed i 6 anni, mi ha detto di non aver mai visto un portamento. non ho capito subito cosa intendesse dire, ho aggrottato le sopracciglia e, facendogli solletico con le mani, ho imitato meglio che potevo il ruggito di un leone che in realtà sembrava più un gatto molto incazzato. poi me lo ha richiesto e ho capito, voleva dire il porta-mento, un oggetto che mi sono subito immaginato con un cerchio alla base e una mezza luna imbottita per appoggiarvi sopra il mento. avete presente? come quelli specchi semi-portatili rotondi ed attaccati ad un telaio a mezza luna. quelli usati per le sopracciglia ed i foruncoli, gli stessi foruncoli che la vostra donna vuole estirpare sempre nei momenti meno indicati (per intendersi:post-coitum, sotto il sole distesi sulla sabbia, mentre guidi, al cinema, beh no, forse al cinema no); gli ho detto che neanche io avevo mai visto un porta-mento, ma che se voleva potevo provare a disegnare come me lo immaginavo.
ho preso una matita ed un foglio, ma la mia mano era bloccata: appena pensavo al porta-mento non si muoveva, se volevo scrivere il mio nome invece andava tutto liscio. eppure ce l'avevo ben chiaro in mente. immobile, seduto su una nuvola con un tavolo art-nouveau davanti ed il mio cuginetto immaginario che vi stava sotto, ho iniziato a pensare che nel posto in cui mi trovavo non c'era spazio per l'immaginazione. e poi come stavo facendo ad immaginare un cuginetto immaginario se non si poteva immaginare nulla nel posto in cui mi trovavo. e poi che forse in quel posto non vi era spazio per la traduzione dell'immaginazione. poi che forse avrei dovuto immaginarlo in un'altra lingua. e poi altre cose. forse c'era una lista delle cose immaginabili e di quelle inimmaginabili? avrei potuto disegnare un vero portamento? ma per farlo avrei dovuto comunque immaginare qualcosa. allora mi sono messo in piedi ed ho mostrato al cuginetto immaginario tre modi diversi di camminare, commentando ogni andatura: questo è un portamento spaccascialla, questo così e questo cosà. il cuginetto immaginario sembrava soddisfatto e sorridente. solo che ad un certo punto mi ha guardato con due occhi intelligenti e mi ha chiesto cosa fosse "l'eleganza del culo". ho sorriso ed ho sentito il gusto salato del mio sudore sulle labbra. mi sono svegliato riemergendo da un sonno assolato e sabbioso. davanti a me una coppia, lei che estirpava il male dalla pelle del viso di lui. ho sorriso. poi mi sono svegliato davvero con il collo bloccato dall'umidità.

venerdì 21 agosto 2009

studio di un paesaggio emozionale ex-post


di grazia e di ritorno dalle vacanze con la pelle abbronzata sin dal 10 maggio, perché in realtà, è inutile che ci prendiamo per il culo, è un anno che si è in vacanza. se c'è il sole ed il mare ci vai, se non c'è resti rinchiuso, cosa che puoi fare anche nel primo caso qualora i consueti slanci di socialità non arrivino. tuttavia.
adesso in questo esatto momento mi trovo come in attesa di un'idea, di una folgorazione che mi permetta di continuare ad abituarmi alla disposizione delle lettere sulla tastiera italiana, tuttavia -sia detto per inciso il tuttavia è la mia parola preferita dell'estate 2009 e visto che l'estate sta finendo, la userò moltissimo per inflazionarla e stancarmene entro la venuta dei giorni nei quali si sente nell'aria il fruscio che fan le foglie d'autunno- tuttavia, dicevo, che tuttavia nulla di ben preciso sta arrivando alla mia mente, a parte sensazioni più o meno profonde che riducendo istantaneamente il loro spessore a contatto con la mia sensibilità conclamatamente superficiale, non si fanno ben individuare per essere descritte. sfuggono, sarebbe come trasformare in lettere l'embrione di un'idea che permette al pittore di fare i cosiddetti "studio di", ma con le parole è un pò più difficile, cedo; qualcosa del tipo: mi sembra che......poi direi che....tuttavia..cocacola...tuttavia...notti bianche..tuttavia..backstreet of naples....tuttavia..sabbia...tuttavia...selvatico...tuttavia...shampoo....tuttavia...
gin&tonic...tuttavia
...treno e nave...tuttavia...squapalino...tuttavia...spine...tuttavia...catramoso...tuttavia...
..non saprei tu che dici?....tuttavia...barbecue...tuttavia....grigliata...grigliata....grigliata...
tuttavia grigliata...tuttavia....calidoscai...tuttavia...beh continuate voi,io devo andare a mangiare (bugia)... a proposito...tuttavia.. pranzi forzati in famiglia e colazione con cozze crude che fluttueranno mezze masticate nello stomaco d'alchol dipinto, come relitti in una baia oleosa al tramonto.
relitti, relitti di un'estate, rettili, rettili di un'estate è ora di cambiar pelle! tuttavia..

mercoledì 17 giugno 2009

robin and the countryside

la parola esatta per descrivere la giornata di oggi è una: canicola. una parola che solo a pronunciarla ti fa sudare. per trovare refrigerio, se di refrigerio si può parlare, occorre immergersi nelle placide, calme, limpide e soprattutto calde- come se qualcuno avesse dimenticato di spegnere lo scaldabagno - acque del litorale di casa.
seduto sull'arenile a spendere il pomeriggio e dilettarmi nella celebre arte di perder tempo, ho avuto un embrione di coscienza di due cose che, senza alcuna presunzione, ma per il semplice piacere di condividere quanto ho ascoltato, vado ad illustrare.

i) il cockney è un linguaggio, o una lingua, tipico di londra, dei quartieri dell'est - i cui nomi mi sono stati detti ma evidentemente non li ho ritenuti - utilizzato dai banditi per non farsi capire dai polizziotti. la regola base di questo chiamiamolo dialetto, consiste nell' utilizzare due parole, l'ultima delle quali ha un suono simile a quello della parola che si vuole dire: e.g. apple-peers per dire up-stairs o, come la regola descritta, semplicemente stairs. un altro esempio che mi è stato portato è una battutta di locked and stocked, two smoking barrel, il film di guy richie, lo stesso che si è reso colpevole artefice di un remake pessimo ed inguardabile del film "travolti da un insolito destino su di un'isola deserta nell'azzurro mare di agosto", avete presente? beh, nel film di cui sopra, un buon film, contrariamente a quanto si possa dire del rifacimento di cui sempre sopra, vi è una scena in cui per dire che ci si va a fare una birra giù al pub, occorre fare un giro di parole in cockney che significa pressappoco andiamo giù da gregory; o magari mi sto confondendo, credo sia il contrario, cioé "andiamo a farci due birre" per dire "andiamo a rompere il collo a gregory", anyway, la storia che occorra dire due parole per dirne una, mi è sembrata molto interessante. quanto sto per dirvi e cioé la mia riflessione pseudo filosofica sull'argomento, l'ho tenuta per me, per ovvia mancanza degli strumenti linguistici d'oltremanica, durante il dialogo sulla spiaggia con il curioso conversatore che mi informava di quanto vi informo:
Il fatto che si debba pensare a due parole per dirne una sarebbe una metafora della semplicità moderna e della capacità di complicarsi la vita per fare le cose semplici, un assurdo logico insomma, un paradosso. Ragionare per paradossi fa bene alla mente.


ii) tutta la mia conoscenza in materia botanico-vegetale è stata spazzata via da una semplice affermazione che ha causato una serie di conseguenze culturali che mi hanno tolto letteralmente la terra da sotto i piedi, perché di terra e di radici si tratta.
una semplice affermazione ed è successo l'irreparabile, come quando per sbaglio si dice qualcosa e si finisce per scannarsi a vicenda, e ci si trova davanti ad una realtà che non si conosceva. "ho mangiato delle albicocche in giardino e poi ho messo i semi nella terra" questa la frase incriminata.
Ho scoperto le seguenti nozioni:
1)Quei semi, come tutti quelli delle specie arboree e gli arbusti (sulla seconda parola ho miei dubbi),sono dei potenziali alberi o cespugli "selvaggi" che non daranno frutti;
2)L'albero può essere scomposto verticalmente in due parti: radici e tronco, rami o chioma. Le due parti sono indipendenti [si v. 4)];
3)Per ottenere un albero di albicocche dovrei far crescere l'esemplare selvatico e poi procedere con un innesto;
3)l'innesto è una sorta di trapianto che può avvenire in svariate maniere [si v. infra 5)]. si tratta di inserire un pezzettino dell'albero che produce frutti veri e, già innestato, nell'albero saltato fuori dal mio seme di albicocca;
4) con l'innesto, da un albero nato da un seme di albicocca si possono ottenere più tipi di frutti, per esempio ciliege, pesche e albicocche tute insieme in un albero ( credo però esistano delle regole di compatibilità [si. v. infra]). Infatti, se si proviene da una cultura rurale come la mia, ci si ricorda che l'albero del nonno produceva limoni, arance, manderini e, a volte, anche pompelmi, tutti i tipi di agrumi insomma.
5)una delle procedure più comuni di innesto è quella a "scudetto". essa prende il nome dalla forma del pezzettino, prelevato dalla corteccia o dal germoglio dell'albero che produce frutti veri, che si inserisce all'interno di un ramo dell'albero da innestare. lo si inserisce praticando un taglio a T sulla corteccia dell'albero "ospitante", avendo cura che non resti aria fra il pezzo inserito e la parte che lo ospita, in modo che la linfa proveniente dall'apparato delle radici e che sale dal tronco, passi attraverso i due tessuti uniti dalle mani dell'uomo;
6) ed allora com'è cominciato tutto?
vi è una spiegazione su questo, ma personalmente sono stanco di battere le dita sulla tastiera e, forse, anche voi di leggere

giovedì 28 maggio 2009

voutch

avete presente quella sensazione che ti prende al palato dopo che hai mangiato un panino di quelli buoni e croccanti? è una piccola tortura post ingerimento, ti senti il palato rugoso, gonfio, addormentato. non ci puoi fare niente, pensi all'acqua come alla salvezza, ma nessun effetto, still there. mentre camminavo come un modello di detroit fra le strade eque e floride di corsie di preselezione, fra palazzi in stile marry poppins con annessi fumari alla spazzacamin- sia detto per inciso che sono arrivato a capire persino le ragioni tecniche per le quali i fumari sono in fila, lassù, avete capito come?, comunque questo sarà oggetto di separata trattazione-mentre camminavo, dicevo, mi è venuta l'illuminazione:coca cola.
ebbene mi sbagliavo, le bollicine erano degli aghi microscopici metodici. mentre passavo sulle strisce gialle- perché effettivamente se le strisce pedonali sono gialle si vedono molto meglio, ma forse bianche sono più urbane- ho incrociato una persona con la maglia del barça, ho fatto un breve collegamento, dentro un bar la tv mostrava i tifosi a festeggiare di fronte alla fontana di trevi, così, come se niente fosse. "marcello" ho pensato, chiamandomi con accento svizzero-francese, perché si tratta di una mia adattazione: mi tuffo nella fontana, ma un cortocircuito delle sinapsi fa sì che, nel punto massimo della scena con abbraccio, una pallonata mi colpisca la schiena, mi giro e mi ritrovo messi sul bordo della fontana, con le scarpe da calcio, i para stinchi e tutto, mi chiede la pelota por favor, a questo punto è saltato il nastro e scena da rifare!

ps non vale la pensa rifarla ormai, il palato va meglio e poi devo proprio andare a chiudere la finestra.

martedì 26 maggio 2009

ballata piu' post che moderna

da qualche tempo la conoscienza anticipata delle condizioni meteo gli procurava una certa soddisfazione. sapere che martedi' le temperature si sarebbero abbassate fino a dieci gradi celsius gli dava sicurezza. la temperatura di martedi' era per lui una certezza, uno scoglio di realtà sul quale aggrapparsi.con gli occhi dietro il finestrino dell'autobus, guardando fuori, continuava a dirsi sottovoce, come se stesse canticchiando una canzona ascoltata con delle cuffiette invisibili, è una certezza, è una certezza, una delle poche zam zam, una delle poche zam-zam, una delle poche a parte la centrale zam zam che troneggia zam zam la campagna zam zam mezza incolta parapom zam zam; fu interrotto da un "biglietto prego". dieci minuti dopo, la multa nella tasca posteriore del jeans rappresentava un'altra certezza. una certezza storica, si disse mentre si voltava per cogliere meglio uno zigomo purpureo. come sia uno zigomo purpureo, non ve lo so dire, fatto sta che mentre continuava a camminare per i larghi marciapiedi, lontani migliaia di kilometri dalla certezza canticchiata pocanzi, si accorse di una colonna d'acqua spruzzata in aria, alta cento metri, che troneggia zam zam, che troneggia zam zam.

mi pare di aver letto da qualche parte una definizone, fra le tante e neanche cosi' scientifica, di "intelligenza", in base alla quale essa é la capacità di prendere due cose, metterle insieme, e generare una cosa nuova. qualcosa del tipo "dedurre", fare due piü due insomma. ovviamente sono cosciente del fatto che il jet d'eau non produce energia, anzi, pero' é bello. quel posto anche, prima, era bello.

giovedì 7 maggio 2009

seghe e gazzose

la fila delle macchine si muove lentamente: un serpentone urbano e di paese. di fronte ai bar, spesso agli angoli,negli androni, presso degli accenni di piazzetta, stazionano le persone che, nella vita, fanno di professione quello: stare lì, così. col passare del tempo la posa assume una conformazione, appunto, da professionista, così la schiena trova la sua curvatura ideale senza causare conseguenze sulle vertebre, le mani naturalmente si inseriscono nelle tasche dove sembrano stare nell'unico posto in cui potrebbero stare. le macchine sfilano, qualcuna dà un colpo di claxon ottenendo come professionale risposta un movimento del capo, un movimento fatto così perfettamente che l'occhio del passante percepisce il saluto come un saluto del mento; questo lo si apprende dopo anni e anni di esperienza. trovo non sia male come mestiere, stare lì così, ma occorre essere portati, come negli sport. anche se, a ben vedere, è un pò una cazzata la storia dell'essere portato. R.L. Montalcini è una vita che studia un gene, che ovviamente non mi viene in mente come si chiami, il quale ha la funzione di far sviluppare il sistema nervoso. ha vinto il nobel per questo e grazie a lei ora si sa che l'influenza maggiore su ciò che fa un uomo nella vita è esercitata dall'ambiente in cui egli si sviluppa. applicata alla lettera, anche se hai un corredo genetico di tutto rispetto, se sei di fronte al bar impari a fare quello, se saluti con il mento impari a salutare con il mento, le mani, in base al suddetto gene che si occupa dello sviluppo del sistema nervoso, diventano insensibili sul dorso per effetto del bordo delle tasche. se sei einstein e sei nato a curciomindora e tuo padre ha un bar, e non ti muovi da quel bar, ti svilupperai come barista e non come matematico e, nonostante tu abbia geneticamente un cervello che potenzialmente potrebbe elaborare la teoria della relatività, difficilmente lo potresti fare, al massimo -che ne so!?- potresti inventare una miscela nuova di caffé e bruciare il mercato, tuttavia non vinceresti il nobel. ma c'è qualcosa che non mi convince, è come se ci fosse un cane che si morde la coda, devo pensarci meglio..per fortuna che mentre sto cercando qualcosa di lontanamente serio in quello che sto dicendo, seduto sul mio divano in similpelle che, sia detto per inciso, sconsiglio vivamente durante le stagioni calde, sono stato distratto da qualcuno che è passato di fronte casa, passeggiando, telefono all'orecchio, e parlando spudoratamente da solo e ad alta voce, perché è una vita che parla da solo al telefono e, anche se questa volta stesse parlando con qualcuno non farebbe differenza. mi viene da chiedere, ma uno nella vita, deve essere portato per le cazzate o dipende dall'ambiente in cui si sviluppa?

lunedì 4 maggio 2009

retroverso

dunque, non ho niente in particolare da dire, davvero niente, si tratta di un vuoto creativo dovuto a chissà che cosa. a volte me ne capitano, di vuoti creaTIvi, ma almeno per una volta lo voglio riempire di qualcosa che sa di compitino svolto bene, voglio un sei, preciso e denso, sulla mia pagella.

mercoledì 22 aprile 2009

mutaye, o come si chiama lui

ho sentito il cuore battermi velocemente nelle orecchie ed ho capito che, fra me fuori di casa e e me dentro, erano intercorsi quattro piani di scale.
il mio amico tutto sconsolato si è lamentato del fatto di essere riuscito a lavarsi i denti senza alcun problema, ma mentre lo diceva sbiascicava. gli ho detto di non preoccuparsi, che comunque era a livello, ubriaco come non lo vedevo da tempo. gli ho strinto la mano, l'ho abbracciato. mi ha preso una nostalgia di cose che sai che non potranno tornare, si mi ha preso la nostalgia, e chi se ne frega ho pensato, è pur sempre un 'emozione.

giovedì 16 aprile 2009

cappero

le giornate uggiose sono ancora più uggiose se sei a milano, con questo non voglio dire di essere a milano, voglio dire della sua maggiore carica di uggiosità se non c'è il sole.
il sole, che bella cosa quando va a braccetto con la primavera e fuori e tutto un ancheggiare che fa muovere i capelli delle donne (ndr la versione non censurata prevedeva capezzoli al posto di capelli), uno slacciarsi le cravatte dal collo. anticipando il momento di liberazione che si avrà quando questa operazione la si compie a casa, con profonda esclamazione di soddisfazione ed annesso lancio dell'ornamento vestiario su qualsivoglia oggetto domestico; eserciti di esseri umani con occhiali da sole equipaggiati, sfondi celesti su tutto ciò che si guarda, i pori della pelle sono in piena attività, puzzo, mi faccio la doccia..

martedì 14 aprile 2009

angina pectoris

ebbene, dopo qualche tempo, al posto di scrivere il mio status su fb in maniera srtriminzita, mi e' ritornata voglia di dilungarmi un po' di piu', leggermente di piu'. su cosa esattamente non lo so. mi sento calmo, tranquillo, avete presente quella sensazione che ti scalda il petto, oppure quelle specie di onde che partono sempre dal petto per dare benessere al tuo corpo? se ve lo state chiedendo, la risposta e' no, non ho ancora assunto nessun tipo di sostanza stupefacente, e' tutto nature. la conquista intellettuale di oggi e' la seguente: l'ansia è come una valigia pesante e senza ruote, la samsonite ne fa di carine.

mercoledì 11 marzo 2009

meltin####pot

pochi giorni fa ho sentito qualcuno che citando qualcun altro (barbuto, mi pare, ndr) ha detto: io la mattina appena sveglio mi faccio due ore di sonno per principio. sempre pochi giorni fa ho visto uno che andava "alle scuole serali" con un discovery ed ho riso di gusto. oggi invece il mio barbiere si è lamentato perché la spesa per tenere accesi i lumini al cimitero è aumentata da 12 euro a trenta euro e dispari all'anno, ha detto proprio così, e due clienti erano d'accordo con lui nel lamentarsi. altri cose riguardo gli ultimi giorni ce ne sarebbero, per esempio che mi è venuta voglia di essere uno scienziato o ingegnere meccanico per inventare le automobili che vanno a gin&tonic, così in giro si sarebbe tutti ubriachi e non esisterebbe la malattia di essere astemi. di altre favolose idee per salvare il mondo ce ne sarebbero, tuttavia il mio stomaco, che è stato da poco sfiorato da una tramontanella tutt'altro che sterile, ha iniziato a brontolare, ragion per cui il vostro affezionato vi saluta augurandovi di essere ben travolti dalla grande e lunga onda del week-end

martedì 3 marzo 2009

django morning

mi è sempre piaciuto prendere il caffé in accappatoio bianco, mi rilassa. mi piace ancora di più, se è quasi mezzogiorno e tutto ciò che avevo da fare è stato letteralmente mandato a cagare. ecco qua, mi resta solo un pò più di un'ora per archiviare questa mattinata, splendida, in accappatoio bianco. poi ricomincerò la rincorsa del tempo, tutto si è accavallato ancora di più ed il pomeriggio sarà per la mattina e la sera per il pomeriggio e la notte per la notte.
mi consolo in questa dinamica di spostamenti perché presto sposteremo anche le lancette dell'orologio, non fatemi dire in avanti o indietro perché ogni anno è un dilemma, ciò che è certo è che ci saranno più ore di luce e meno di oscurità. il gesto di spostare le lancette forse mi donerà più tempo, lo sappiamo che non è vero, ma smettetela di fare i seri, spostiamo tutto, tutto quanto niente escluso, anche i mobili della casa o le tavole di decoupage di vostra madre sul caminetto, le piante, le stufe le penne, il caricabatterie, si spostiamo persino quello.
mi avanzerà tempo per stare più tempo in accappatoio bianco?
ti attendo con ansia cara primavera.

domenica 22 febbraio 2009

-_-

Come on...I don't need genius to have ego time.

giovedì 12 febbraio 2009

RATATOUILLE

si chiamano Mus muscullus, quelli che avevo io erano domestici, non selvatici. mi pare di avere già raccontato delle mie battaglie contro i topi, ma ora vorrei fare un discorso più compiuto. all'ora e nel momento della nefasta scoperta, iniziai le mie ricerche per ben equipaggiarmi nella lotta contro i topi. avvenne che, recatomi in un centro commerciale, scesi nel seminterrato, (il faidaté è sempre nel seminterrato), mi avvicinai agli scaffali delle trappole per i topi ed iniziai a farmi un'idea. un personaggio sinistro mi si avvicinò, un commesso. Parlava un francese sbiascicato fra i denti sporgenti e nello stesso momento l'occhio destro gli si chiudeva leggermente, quasi a dimostrazione dello sforzo di concentrazione che compiva. mi disse in tutta franchezza che le trappole classiche non servivano a niente. mi appuntai mentalmente di metterne un paio in una ipotetica scatola del tempo dove si mettono le cassette "misto angelo" o "misto giocala" insieme a tutte le cose che non si usano più. Fui attratto dall' estetica della classica trappola per topi, quella con la molla per intenderci, ne compèrai comunque due piccoline e graziose, credevo bene facessero arredamento. mentre pensavo a questo, il barbuto commesso continuava a parlarmi ed il tono di quello che diceva era sempre più apocalittico. "si muovono per i continenti, sono dapperttutto, si migliorano e si modificano geneticamente, nessuna trappola sarà la soluzione, esse diventano subito obsolete". "per ogni topo che vedi alle sue spalle vi è una colonia di almeno 100 topi""l'unica soluzione sono i gatti, io ne avevo tre che mi uccisero tutti e 15 i ratti che allevavo quando abitavo in campagna",mi dispiace gli dissi, con un mezzo sorriso, ma lui era troppo concentrato in quello che diceva, l'occhio destro ormai era chiuso. Io dissi che allora avrei preso un gatto, ma lui mi avvertì che un gatto è un gatto, che vive una decina d'anni, che mi doveva piacere avere un gatto se lo volevo, non era un elettrodomestico. il suo discorso non faceva una piega. mentre stava per finire la sua entusiastica dissertazione sui ratti ed i topi, la mia ragazza lo caricò oltremodo e definitivamente raccontandogli di un gruppo di topi i quali, mi pare in Cina, rimasero bloccati in un tubo e la parte della colonia libera portava loro cibo, e quei topi incastrati a furia di stare incastrati e mangiare erano diventati di dimensioni spropositate, nella mia testa l'immagine di splinter, il maestro delle tartarughe ninja. mi propose una colla per topi che consisteva in un rettangolo nero 15x30 cm fatto di una materia apiccicosa, avvertendomi che sulle istruzioni era scritto che il topo catturato moriva dopo pochi minuti per arresto cardiaco, per la paura. Lui mi disse che era vero, che morivano, ma, e qui fece una pausa aprendo e chiudendo l'occhio destro, quasi per permerttersi di respirare, très lentement (molto lentamente). iniziò poi a sorridere, provava piacere nel parlare di topi, nell'ascoltare storie sui topi, ad un certo punto lui stesso mi è sembrato un topo gigante, con il gilet modello brico, un topo gigante più gigante del maestro splinter. ce ne andammo, comprai ciò che mi aveva consigliato, non potevo non farlo, avevo trovato il maniaco dei topi vestito da commesso. Le trappole funzionarono uccidendo tre dei 100 topi che erano nel mio palazzo, anche se, applicando con rigore la teoria del commesso topo gigante, sarebbero dovuti essere trecento e così all'infinito, comunque questi sono solo dettagli. erano dei topi piccolissimi, sembravano anche puliti e la storia che morivano très lentement ovviamente era vera. Una notte ne catturai uno, lo misi in una busta tutto attaccato al rettangolo nero e lo piazzai fuori dalla porta. mi rimisi a dormire. tuttavia, nonstannte il muro, nonostante la porta chiusa, nel silenzio della notte sentivo i gemiti di agonia del piccolo topo. mi accanii contro la busta finché non ottenni il silenzio come risposta. Il giorno dopo mi svegliai, trovai in cucina il terzo ed ultimo topo che ero riuscito a catturare, era in silenzio, vivo e bloccato sulla colla nera con le quattro zampe ed il muso. sollevai la trappola e guardai negli occhi il topo, aveva la stessa faccia del commesso topo gigante, aveva persino l'occhio destro semi chiuso. non ebbi dubbi che quel giorno al centro commerciale avevo parlato con il capostipite di quella colonia. Sicuramente era stato cacciato via,spedito nel mondo degli umani, esiliato dalla colonia di allora perché si era scopato tutte le tope femmine, anche quelle sposate e, adesso che tutta la sua progenie era nata, la colonia era composta solo da suoi figli, trecento figli di zoccola e lui, senza accorgersene, per la sola ripicca di vendicarsi contro coloro che lo avevano cacciato, li stava piano piano uccidendo tutti.

giovedì 5 febbraio 2009

emmesse!

anche se non mi piace iniziare con questa frase, mi tocca perché è la verità:
quando ero piccolo ero abituato a vedere delle cose che oggi mi sembrano assurde, ma mi lasciano un pò l'amaro in bocca per l'autenticità che di questi tempi scarseggia, sarà anche questo colpa della super mega crisi finanziaria, della "recensione" ho sentito dire. quando ero piccolo, di fronte a casa mia al mare vi era e vi è un porticciolo, un molo turistico direi oggi, ma quando ero piccolo lo chiamavo porticciolo. ebbene questo porticciolo era una infrastruttura al servizio del contrabbando di sigarette. loro, i contrabbandieri, i miei idoli quando ero piccolo, scaricavano scatoloni di kim, chesterfield e marlboro 05 tre quattro volte al giorno. era normalissimo che nella calma e nella canicola di un primo pomeriggio di agosto qualcosa nell'aria si muovesse, si iniziasse a vedere qualcuno affrettare i passi, guardare verso il mare, poi si sentissero i rombi delle alfa giulietta che arrivavano sparate e che chiudevano il passaggio delle strade qualunque cosa vi fosse in mezzo. io e la mia famiglia, come tutte le altre famiglie residenti in estate in quella marina, ce ne stavamo in veranda a guardare questo spettacolo che dava una sensazione simile a quella che si prova quando ci si trova a vedere del flashmob. arrivava lo scafo, intanto un furgone si piazzava all'imbocco del molo,si gettavano le corde per l'ormeggio, urla rombi e bestemmie gratuite riempivano le mie orecchie, per me era musica. ricordo perfettamente che una volta, mentre si svolgevano le operazioni prodromiche allo scarico delle sigarette, al centro della strada serrata da una golf gti e una alfa giulietta, rimase bloccato un camion che vendeva latte: l'immagine che ho è quella di una persona vestita di bianco con i capelli semi lunghi sulle spalle che, con un fare da capo - ed effettivamente si rivelò poi il capo di quella squadra di scarico, lo so perché altrimenti mia sorella non se ne sarebbe innamorata- che in piedi sulla cappotta della sua alfetta spremeva una confezione in tetrapack di latte nella bocca, la pressione era troppa e dunque rivoli di latte scendevano lungo tutto il suo corpo di bianco vestito, ed era bianco su bianco bagnato, ed urla ed applausi e clacson. ricordo anche che quando ormai mi sentivo più grande, ma sempre quando ero piccolo, nel momento in cui si svolgeva lo scarico delle sigarette e magari i miei genitori non erano in casa, non me ne stavo sotto la veranda, mettevo al collo una collana d'oro rubata a mia madre, perché altrimenti non potevi essere uno diloro, e mi mettevo sul molo insieme ai contrabbandieri di professione ed a quelli che lavoravano alla giornata, come nei cantieri edili, loro disposti a catena che si lanciavano scatoloni di sigarette e li spostavano dalla stiva dello scafo, neanche a dirlo a sigaretta, al vano del furgone iveco, io che tenevo con tutta la mia forza una delle cime ruvide e zuppe di acqua salata, formica che partecipava all'ormeggio. La paga era ovviamente in stecche di sigarette, io, ultimate le operazioni, me ne tornavo zompettando in veranda con una stecca di kim che mettevo sul tavolo per mia madre che accettava, perchè non le dicevo che me l'ero guadagnata, ma che l'avevo trovata tra le barche di fronte, era d'altronde del tutto plausibile, fra le barche di fronte a casa si trovava di tutto: scarpe, borsoni pieni di panette di marjuana inzuppate d'acqua, coperte, mi disse una volte mio cugino anche fucili con i quali sparava i suoi amici che poi resuscitavano. d'inverno le sigarette le portava in casa mina, la famme de menage, una donna che era sempre seguita da una colonna sonora di canzoni napoletane. veniva per lavorare e portava con cadenze regolari due stecche di kim avvolte in carta da giornale. oggi mina non fa più la femme de menage, forse è alla germania insieme a suo marito che forse hanno scarcerato. quando cambiammo femme de menage io pensavo perché mia madre ad un certo punto si mise a fumare rothmans slim che per me non potevano essere di contrabbando perché erano slim. ricordo che quando ero piccolo da grande volevo fare il contrabbandiere, ricordo che si giocava a sigarette, una evoluzione dell'acchiappa acchiappa che consisteva nel darsi l'immunità dalla cattura pronunciando una marca di sigarette immediatamente prima di essere toccati, la più comoda era emmesse. Si giocava con i walkie-talkie a contrabbandieri e finanza, non a guardie e ladri, la differenza stava ovviamente nello stile e, soprattutto, che nessuno voleva mai fare la finanza.

prologo

ieri sera quasi postavo qualcosa, giuro che ce l'avevo pronta nella testa, poi è passato un pò fino ad arrivare a casa, un altro pò per sistemare il giaciglio, l'impedimento più grande era poi il segnale internet monco.